Contatta Paolo Curtaz

Per informazioni, organizzazione conferenze e presentazioni

Scrivi a Paolo

Il nostro mondo ha abbandonato la morale per finire in uno sconfinato e delirante moralismo. Leggevo tempo fa due dati che ho incrociato: pare che in televisione ci siano, sommando tutte le trasmissioni, ben tredici ore quotidiane di gossip (che una volta, meno ipocritamente si chiamava “pettegolezzo”) e sull’ultimo numero di “Riza psicosomatica” (rivista di psicologia divulgativa discreta) un’indagine su un campione di mille utenti metteva alla gogna i rapporti famigliari, definiti per sette intervistati su dieci fasulli e fonte di tensione. In quest’indagine emergeva che la maggioranza dei delusi accusavano i genitori di non accettare il proprio partner e di rinfacciare l’affetto donato.

Insomma, due piccoli segnali di un pericolosissimo atteggiamento sempre più diffuso: il moralismo, appunto.

La cosa assurda è che molte persone attribuiscono il moralismo ad un atteggiamento religioso, come se la causa di questo clima di giudizio e di sospetto fosse il cristianesimo! Vorrei pubblicamente smentire tale perniciosa affermazione: il moralismo è proprio la morale senza Dio.

Il cristianesimo non è seguire una legge, ma amare una persona e l’amore,si concretizza in una serie di atteggiamenti vissuti come naturali. L’uomo vecchio è sempre presente in noi e abbiamo bisogno di vegliare per non addormentarci, per mantenere in tensione costruttiva il nostro rapporto con Dio.

Se sono innamoratissimo di una ragazza non mi passa neanche per la testa di tradirla! Se ciò accade, dopo diversi anni, non devo sforzarmi di non farlo, ma investire nella riscoperta del rapporto fra noi due!

Non sono cristiano perché osservo scrupolosamente una serie di regole ma perché, avendo incontrato la novità di Dio in Gesù, la mia vita è cambiata. La santità non consiste nel non peccare (quanto è lontano dalla Bibbia questo atteggiamento!) ma nell’amare molto. La morale diventa il modo concreto di manifestare l’amore, l’individuazione di un percorso che mi permette di vivere fino in fondo la mia umanità.

La Scrittura non dice: “Tu devi”, ma: “Tu sei in grado, tu puoi, tu sei reso capace”.

Ho visto fratelli e sorelle massacrati dalla vita, vivere in un fragile equilibrio fra le proprie frustrazioni e le proprie rabbie risorgere dopo avere incontrato Cristo. I buchi restano, e fanno male, ma il cuore, nonostante tutto, è libero.

Il cuore della morale è il cuore di Dio, è l’osservanza ad un progetto che mi realizza, non la fedeltà ad una norma che mi premia davanti all’autorità divina. E, ricordiamocelo sempre, nel Vangelo la misericordia ha sempre la meglio del giudizio. Gesù, pur non lesinando parole di fuoco quando necessario, ha sempre versato unguento e balsamo a chi con onestà riconosceva il proprio limite, dicendo che la perfezione di Dio da imitare è la misericordia.

Il moralismo, invece, si appella con ferocia ad una presunta giustizia da rispettare, ad un ordine di cose costituito che solo marginalmente ha a che fare con Dio. Il “gossip” indica le debolezze di uomini di spettacolo quasi a svelarne le fragilità per farci sentire migliori. L’idea che soggiace a questo sconcertante sport nazionale è: “Anche quelli che ci vengono proposti come modelli sono come noi, anzi: peggio”. Peggio nella vita affettiva, peggio negli insulti degli pseudo programmi-verità dove qualche imbecille in cerca di notorietà viene messo in contesti estremi (un’isola, una casa) per esasperarne le dinamiche psicologiche. Un massacro, un segno di decadentismo culturale che fa del male alla nostra società, tirando fuori da loro e da noi tutto il peggio. E non mi si venga a dire che questo atteggiamento colpisce le fasce culturalmente inferiori! Andate a sbirciare nei saloni di bellezza e di coiffure da cento euro a botta che riviste ci sono in sala d’attesa…

Il moralismo è la morale senza Dio, fa finta di appellarsi alla giustizia e in realtà tira verso il basso l’onore e la dignità degli altri. Come argutamente diceva un Vescovo italiano: “Non è vero che il nostro paese ha smarrito il senso del peccato. Ha benissimo in mente il senso del peccato. Quello degli altri”.

 

13 Comments

  • Anna (da Nicodemo), 4 Maggio 2012 @ 06:47 Reply

    La santità non consiste nel non peccare (quanto è lontano dalla Bibbia questo atteggiamento!) ma nell’amare molto
    Che io sappia la santità consiste nel non peccare ED amare molto.

    La Legge ed il cuore, la scienza e la coscienza, altrimenti tutto diventa lecito sotto “l’amare molto”.
    Spessissimo chi tradisce non lo fa per capriccio o noia, ma proprio perchè si innamora di un’altra persona ed è sbagliato (peccare) tradire non amare che però motiverebbe il tradimento.

    • laura, 4 Maggio 2012 @ 07:24 Reply

      Non peccare non equivale ad essere santi: possiamo non peccare e vivere una vita da frustrati, perchè dentro lo vorremmo.
      Gesù dice che non è venuto per condannarci ma per salvarci, per darci vita. E’ da Lui che viene tutto. Non da noi.
      Credere che seguire delle norme ci renda santi è sbagliato, perchè non siamo noi a farci santi, ma è il Signore (che ci conosce bene) che ci cambia, se glielo permettiamo.
      Permettergli di cambiarci è semplicemente essere capaci di accettare quello che siamo, senza raccontarci storie. Il resto dobbiamo chiederlo a Lui, e fidarci.

    • laura, 4 Maggio 2012 @ 07:40 Reply

      …se ci pensiamo, quelli che al tempo di Gesù non lo hanno accolto, erano proprio quelli convinti che seguire tutte le norme bastasse a salvarsi. E Gesù non era tanto dolce con loro…

    • Paolo, 4 Maggio 2012 @ 09:01 Reply

      Sì e no. Bisogna capirsi sulle parole: la morale è esattamente il modo di incarnare l’amore. Se uno l’amare come licenza per lasciarsi andare all’emozione ancora non ha capito cosa sia l’amore. Come a dire: visto che mia moglie mi adora allora posso tradirla! Ma dai… Sull’innamoramento ho scritto parecchio, lo sai. Mi spaventa l’affermazione “la santità consiste nel non peccare ED amare molto” perché non è vera: il peccato fa parte dell’esperienza umana e illudersi di non commetterne mi sembra davvero sprofondare nel legalismo. I grandi santi, penso a Francesco, si consideravano grandi peccatori (facevano finta?). Certo: chi ama tende a piacere all’amato, perciò orienta la sua vita al bene che è la contrapposizione al peccato, ma succede di sbagliare. Posso amare mio figlio alla follia, lottare tutti i giorni per sostenerlo eppure, in certi momenti, non lo sopporto. Penso sia più corretto, allora, dire che la morale cristiana dà forma all’amore. Riformulerei: la santità consiste nel lasciarsi amare molto da Dio, perciò si impara ad amare e, di conseguenza, ci si allontana dal peccato. Così va meglio?

      • Vera, 4 Maggio 2012 @ 09:10 Reply

        grazie Paolo.

  • Anna (da Nicodemo), 4 Maggio 2012 @ 06:53 Reply

    Dimenticavo che quello che è davvero un grave peccato è davvero il moralismo, quel non avere misericordia per la debolezza altrui, ma non credo ci debba essere misericordia quando i sbaglia volendolo e fregandosene delle indicazioni del Vangelo.

    Di certo, prima di puntare il dito contro qualcuno, sarebbe meglio fare un giro davanti allo specchio del Vangelo.
    Il gossip è una forma di autodifesa e di autogiustificazione giusto per dire “ah, io non sono come quello/a lì!”

  • Vera, 4 Maggio 2012 @ 08:45 Reply

    denso Paolo, proponi tante cose tutte insieme, stimoli e spunti verso ogni direzione e profondità! grazie, io, per ora, mi fermo sulla morale, povera!, che suona troppo forte alle orecchie di oggi, forse noi ci ritroviamo di piu’ in qualcosa che possiamo definire eticamente accettabile.
    (anche l’etica pura è pericolosa, va mitigata con gli aggettivi adatti!)

    e la morale poi ci ricorda quella delle favole!,
    con la relative sanzioni e punizioni che seguono la trasgressione,
    l’infrazione di una norma di una regola… :
    vittorie, sconfitte, piccole (innocue?) rivalse…
    No!… non basta…
    eppure, la morale è fondante: ha a che fare col bene e il male, (forse è una della specifiche che ci definiscono… mi riferisco al libretto di istruzioni di come funzioniamo… di cui ci parli spesso) riguarda il nostro agire, (la nostra libertà) il nostro comportamento, gli atteggiamenti anche istintivi ed inconsci che abbiamo a proposito di ogni aspetto e realta’ che viviamo.
    Per noi cristiani, la morale puo’ essere il tentativo continuo di adeguare credenze, comportamenti, atteggiamenti, sentire e azioni al comportamento di Gesù, e a cio’ che sappiamo di Dio. All’idea di bene e di male, di colpa e perdono, peccato e misericordia, che ci vengono trasmessi da Gesu’, e a come Gesù stesso, uomo e Dio, li ha vissuti.
    ma…
    ma se alla morale aggiungiamo quel piccolo suffisso che complica tutto, -ismo, con la sua sottile venatura spregiativa… e se non lo facciamo noi qualcun altro lo fa per noi (tv e varie) … allora siamo nei guai!…
    perché la sana e solida morale che dal fondo di noi orienta, fortifica e illumina le scelte e la vita… diventa “l’inevitabil-ismo” del pregiudizio – e del giudizio – arbitrario, eccessivo, farisaico ed ipocrita a proposito del comportamento … degli altri!, soprattutto degli altri!,
    e non è piu’, la morale, un dito onesto e vero che libero scrive sulla sabbia parole di verita’ e d’amore che volano via ad un soffio di vento di Dio, ma è un dito puntato verso il colpevole in gesto di accusa.
    allora il mondo si popola di colpevoli! e di gesti inutili.
    di braccia che si agitano urlando. e l’aria è ferma e pesante. come in un salone di bellezza come in un ambiente chiuso come dentro una scatola/tv.

  • fabiana, 4 Maggio 2012 @ 15:29 Reply

    Sono d’accordo con Paolo.
    Il peccato fa pate dell’eseprienza umana.
    Non perché io ne sia a favore, ovviamente, ma perché è reale.
    Siamo peccatori.
    E’ più dolce con sé,
    con gli altri e con Dio il riconoscerlo.

  • Marta, 4 Maggio 2012 @ 22:14 Reply

    Io ho ragionato molto su DIo, l’ho vissuto come un giudice che stava li’ a controllarmi, a giudicarmi, a condannarmi. Pessimo! Ed ho imparato poi a fare lo stesso con me stessa. Ma dopo anni ho capito il fallimento di questo modo di vivere. Ora mi sto allenando al silenzio fuori e dentro di me, e finalmente Dio ha uno suo spazio e lo scopro per la prima volta. Sto come il pubblicano in fondo alla chiesa e chiedo scusa, ma a questo punto Dio mi regala una gioia interiore che non ho mai provato prima. Dio è un gran Signore, delicato e attento e ci vuole vivi e forti per aiutarlo a diffondere la sua Parola. Tutto accade quando Lui decide. A noi fidarci di Lui.
    un saluto a tutti e a Paolo un abbraccio forte.

  • carmelacascone, 4 Maggio 2012 @ 22:24 Reply

    Ma mi piace, mi piace, mi piace !!! E’ tutto troppo vero !!! Il moralismo è la morale senza Dio … Il cristianesimo non è seguire una legge, ma amare … La santità non consiste nel non peccare, ma nell’amare molto … La perfezione di Dio da imitare è la misericordia … Abbiamo benissimo in mente il senso del peccato, quello degli altri …. Grazie Paolo !!!

  • Anna (da Nicodemo), 5 Maggio 2012 @ 23:40 Reply

    Vabbè, possiamo raggiungere il compromesso nel “amare molto e non peccare” … ok?

    D’altra parte Gesù ha detto (traduzioni esatte permettendo, perchè succede di tutto in questi tempi sulle traduzioni); “Va’ e non peccare più” e non ha detto “vai ed ama molto”.

    Insomma, “amare molto” e “non peccare” stanno …. “vicini vicini” e sono le due caratteristiche della santità.

    Purtroppo, ‘sto cavolo di tendenza a peccare ci sta come il diavolo alle calcagna e ci batte sempre in curva, ma quando al Confesso si proclama davanti a tutti che “ho molto peccato in pensieri, parole ed opere”, cavolo, in qualche tombino ci caschiamo sempre.
    Passi per le opere che posso essere amorevoli sino a sacrificarsi in una moderna croce, ma sui pensieri e parole … ahi ahi.

  • Federica, 6 Maggio 2012 @ 10:19 Reply

    Anna (da Nicodemo):
    “Vabbè, possiamo raggiungere il compromesso nel “amare molto e non peccare” … ok?”

    Mi hai fatto sorridere 🙂 🙂 🙂

    OK!!! sono pienamente d’accordo con te!

  • Vale, 21 Giugno 2012 @ 10:17 Reply

    ….Siete simpatici tutti…! Mi viene in mente S.Agostino col suo “Ama e fai quello che vuoi..” , probabilmente voleva dire la stessa cosa.
    Ma che cos’è la vocazione, ovvero la chiamata di Dio…dovrebbe verificarsi in un rapporto dolcissimo con Dio, non dovrebbero esistere le vocazioni travagliate o tormentate, se Dio veramente chiama….Ma papa Giovanni Paolo II che suggerì” Scegli la strada più difficile e ne sarai ripagato…” non ha aumentato il tormento di chi deve scegliere…? Ovvero: tutto questo amore di Dio non ci dovrebbe sconvolgere…. (..forse sono uscita dal seminato….)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *