Fatico a dare una chiave di lettura a quanto sta succedendo. A quanto mi sta succedendo. Leggo spesso, per passione, per mestiere, e la sensazione di assistere al rapido declino di un mondo che ci ha visto nascere, di un’epoca, è sempre più forte. Alle feroci contrapposizioni fra destra e sinistra che hanno caratterizzato il clima arroventato di questi ultimi anni si sta sostituendo il fantasma di un crollo dell’economia: le immagini degli scontri della Grecia sembrano preludere ad eventi ancora più drammatici. Resto allibito vedendo, come tutti, che ormai è l’economia a dettare le scelte della politica. Resto allibito vedendo il disfacimento di una dignità (se mai c’è stata!) della popolazione italiana che guardava al futuro con speranza. L’elenco degli errori commessi nel recente passato è sconfinato: siamo stati un paese di furbetti, di paciocconi; raccomandazioni e approssimazione ci hanno messo nella condizione di non sapere se il futuro sarà sereno o denso di nubi. Vale la pena di ricordare, come ha sagacemente detto il Cardinal Bagnasco questa settimana, che se anche i conti tornassero in pari (e lottiamo perché ciò avvenga!) il cuore dell’uomo ha bisogno di ben altro. La sottile dittatura del capitalismo e dell’economia globale sta dettando le sue tragiche regole alla quotidianità.
Non ho soluzioni, solo ideali che mi derivano dal vangelo. Come metterli pratica è un affare complesso, che richiede confronto e conversione, azioni e sogno. Come tutti cerco di vivere nella giustizia che mi deriva dal Vangelo. Come tutti cerco di realizzare al meglio le mie possibilità, per mia soddisfazione personale e per il bene comune.
Leggendo un articolo, in settimana, ho ritrovato un concetto che mi è stato caro durante gli anni della formazione (mai finiti!): il concetto elaborato da un grande filosofo e da un grande uomo: Emmanuel Mounier che, con la sua rivista Esprit, ha fornito alcune innovative chiavi di interpretazione della realtà in un’epoca caratterizzata dalla contrapposizione fra occidente e ideologia comunista.
Mounier afferma che il cristiano affronta la realtà con ottimismo tragico. Ottimismo: perché la sua fede ridimensiona le ansie del presente e fornisce una chiave di lettura alla realtà fondata sulla salvezza e la redenzione. Ma tragico, perché la fede si fonda sul sacrificio di Cristo, sull’amore donato dalla croce.
Mi piace affrontare il presente e gestire le personali e comunitarie ansie del futuro con ottimismo tragico.
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