Come stai?
Il volto è sempre lo stesso: bruciato dal sole e dalle rughe. La conosco da vent’anni ma non so dire quanti anni abbia. Il suo viso non ha mai visto una crema, questo è assolutamente certo. Il foulard che indossa mi ricorda mia nonna paterna e il sorriso fa intravvedere qualche assenza fra i denti.
E’ l’unica rom che conosco che non faccia elemosina, ma garbato commercio. Una piccola offerta e ti ritrovi in mano una piccola coccinella in legno made in China, di due misure, una microscopica e l’altra più grande, a seconda della generosità dell’offerta. Anni fa la aiutai per due dei suoi nipoti, ragazzotti insofferenti a qualunque parvenza di disciplina e che si infilavano regolarmente nei guai. La sua era una famiglia assolutamente matriarcale: non ho mai conosciuto suo marito o quello della figlia. D’estate gira per il centro vendendo delle improbabili rose che appassiscono in mezza giornata, d’inverno fatica girando fra le chiese all’uscita delle celebrazioni.
Sono vecchia, ho sempre male alla schiena e fa freddo qui ad Aosta, lo sai.
Mi viene in mente un altro bel tipo di cui non sono mai riuscito a conoscere il vero nome. Alto, con una bella barba curata, un tratto distinto. Diceva di essere bosniaco e raccontava una vicenda sulla guerra ma, si sa, su queste cose è meglio non farci troppo affidamento. Era un vero clochard professionista: l’estate in Valle d’Aosta al fresco e d’inverno a svernare a Rimini.
Penso alla rom: prospettive di pensionamento pochine direi. Non l’ho mai vista scoraggiata, però. Le sorrido mentre mi rifila l’ennesima coccinella.
Come vanno gli affari?
Male, male, c’è la crisi, la gente non compra più niente.
Già: esiste anche una crisi economica dell’elemosina…
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