La telefonata è lunga e accalorata.
Seguo questa persona da molti anni, è in ricerca di fede e abbiamo stretto un sottile alleanza, regalo della Provvidenza. Mi dice di avere assistito ad un dibattito televisivo con alcuni grossi nomi, fra cui un personaggio molto polemico con la Chiesa, le istituzioni, la gerarchia. La sua perplessità (da non credente in ricerca!) è proprio legata a questo stile.
“Ma come – mi dice – proprio chi dice di credere alla fine dice le peggio cose sulla Chiesa?”
Mi ha interrogato questa affermazione, essendomi venuto a trovare, in questi anni in una posizione delicata. Ho fatto per vent’anni il prete, come sapete, e ora ho scelto, attraverso una serie di vicissitudini dolorose per me e per gli altri, di abbandonare il ministero attivo e di continuare a mettere i miei doni a servizio del vangelo.
In questi anni ho ricevuto due grosse delusioni: da parte di chi pensavo essere fratello nella fede e che, invece, ha manifestato una sconcertante ferocia di giudizio e da parte di chi, invece, vuole a tutti i costi tirarmi dalla parte degli incazzosi nei confronti della Chiesa.
Non voglio schierarmi da nessuna di queste due parti, restando fermo nel Vangelo che ho ricevuto. E voglio ribadire che credo che ogni categoria mondana abbia i suoi limiti, se applicata nella Chiesa. La Chiesa, ne sono sempre più convinto, non si cambia attraverso rivoluzioni populiste e demagogiche, e forse nemmeno attraverso riforme, ma attraverso la conversione. Il problema non è che la Chiesa è rimasta legata al passato, è che ha perso le proprie radici profonde che deve recuperare soprattutto nel loro aspetto interiore e spirituale. Resto perciò sconcertato quando vedo, anche su Internet, o sui media dei veri ring fra cattolici conservatori o progressisti, considerando l’unico vero progresso il cambiamento del cuore che si radica in Cristo e l’unica cosa da conservare la verità (anche scomoda) del vangelo, sapendo distinguere (cosa per cui abbiamo il magistero!) cosa si avvicina alla verità di Cristo e cosa meno.
Niente scorciatoie, quindi, ma la difficile strada della conversione, senza cedere alle seduzioni del mondo, senza arroccarsi in anacrosnistiche posizioni che la Chiesa stessa non assume. Come dice bene Madre Teresa, citata dal Papa nell’ultimo viaggio apostolico.
La Chiesa deve cambiare.
Lei ed io.
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