Picchia il sole, ovviamente. Ma vedere i pellegrini guarderai intorno facendosi largo fra le vie del suk mi dà coraggio e procedo nonostante il sole. La guida riesce a farci ospitare temporaneamente nella chiesa dei luterani per stare all’ombra ad ascoltare le travagliate vicissitudini della tomba che Giuseppe di Arimatea imprestò al Maestro. Una tomba la cui memoria fu custodita gelosamente dalla comunità cristiana dei primi discepoli anche quando l’imperatore Adriano, dopo la seconda guerra giudaica, rase al suolo la città e la rifondò col nome di Aelia Capitolina. Su quel luogo fece costuire un tempio in onore di Giove e quel tempio la regina Elena, madre del neo-convertito imperatore Costantino, fece abbattere per trovare il sepolcro. Ma la città distrutta 18 volte e assediata 149 volte nella sua storia non concede privilegi e la grande basilica costruita sui luoghi santi fu prima incendiata dai persiani e in seguito fatta a pazzi da califfo Akim il pazzo che fece addirittura scalpellare la roccia della tomba. Quella prepotenza fu all’origine della convocazione della prima Crociata e nel 1099 la Santa tornò nelle mani dei latini. La grande basilica crociata inaugurata nel 1149 in occasione del cinquantenario è, malconcia, ancora in piedi.
Saladino, riconquistata Gerusalemme, affidò la basilica a due famiglie musulmane che chiedevano il balzello ai pellegrini: ancora oggi le diverse confessioni pagano una tassa per avere aperta la basilica a noi più preziosa. A causa dei continui litigi fra le diverse confessioni cristiane, nel 1852 l’autorità islamica impose lo Statu Quo, da allora nessuno sposta una pietra o la restaura senza il permesso degli altri, dando la triste impressione di una chiesa sporca e disordinata.
Il pellegrino che si aspetta di vedere un colle con e le croci o la tomba nel giardino resta fortemente deluso entrando una buia basilica che certo non invita alla preghiera. Come la città, la basilica racchiude in sé plasticamente, tutta la luce e la tenebra dell’uomo.
Ma non abbiamo da temere: non siamo qui per le pietre, ma per verificare che quel luogo sia splendidamente vuoto.
Aspetto fuori, fatico davvero troppo a entrare.
Aspetto i “miei” pellegrini che fanno la fila per entrare nell’edicola.
I passeri volano allegri sopra di me, hanno fatto un nido fra le pietre crociate; una processione esce dalla basilica fra neri pope ortodossi con le loro barbe severe che accompagnano il patriarca greco mentre due bambini giocano a scivolare scendendo dalla passerella per disabili, ignari della goffa solennità del luogo.
Arrivano i miei amici.
Trovato Gesù?
Sorridono, la tomba è vuota, grazie a Dio.
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