Siamo ormai alla domenica di Carnevale, quest’anno molto avanti, avendo la Pasqua “alta” a fine aprile. Un po’ ovunque, in questi ultimi giorni, si allestiscono delle sfilate o delle feste in maschera. Anche dalle mie parti si festeggia: è molto sentito il carnevale della valle del Gran san Bernardo, la Coumba Freida. Le maschere rappresentano l’armata napoleonica che attraversò questi luoghi per invadere l’Italia: buontemponi vestiti con coloratissime divise da ufficiale corrono per il paese facendo solletico ai passanti con delle code di crine.
Fra pochi giorni inizierà la Quaresima, con l’austero gesto dell’imposizione delle ceneri. Un momento forte in cui ci ricorderemo chi siamo veramente, cosa è essenziale nella vita. Se ci ricordassimo più spesso che siamo solo polvere! Quanti meno litigi, meno giri di testa, meno mal di pancia ci prenderemmo! Come Gesù nel deserto siamo invitati a sederci a riflettere: siamo contenti di quello che siamo diventati? Possiamo fare qualcosa che possa rendere la nostra vita più autentica? Abbiamo capito quale percorso fare per realizzare il progetto di Dio su di noi?
Saremo invitati a togliere le maschere. Quelle di carnevale, certo. Ma soprattutto le altre, quelle che facciamo fatica a togliere: la maschera che indossiamo in ufficio, in casa, a volte, purtroppo, anche con Dio. ci comportiamo come gli altri si aspettano che ci comportiamo, ci adeguiamo, a volte passivamente, al giudizio degli altri.
Il vangelo resta una bella scuola di autenticità: seguendo il Nazareno, impariamo chi siamo in profondità.
La verità vi farà liberi, ammonisce Gesù.
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