L’incontro con la Samaritana si pone dopo alcune pagine in Giovanni che vale la pena di ricordare, per capire il contesto in cui il brano viene inserito. L’inizio della missione di Gesù in Giovanni avviene col primo grande segno delle nozze di Cana: la festa nuziale è iniziata, Dio, lo sposo, viene a riprendere la sua sposa Israele, Subito dopo Gesù incontra Nicodemo, membro del Sinedrio, anziano, che viene da lui di notte, per non essere scoperto. Il fecondo dialogo intorno alla rinascita introduce noi discepoli alla comprensione della conversione. Nicodemo è il vecchio Israele rimasto fedele ma che, ormai, è piombato nelle tenebre dell’abitudine. L’incontro è divenuto ricordo e non evento. Dopo Nicodemo Giovanni parla del Battista: è la profezia che riconosce lo sposo e che finisce la sua missione. L’atteso è arrivato.
Nel quarto capitolo Giovanni pone l’incontro con la Samaritana, una straniera, che simboleggia l’incontro dell’umanità. Dopo avere incontrato Israele, simboleggiato nella fedeltà di Nicodemo e nell’irruenza del Battista, Dio incontra la sua sposa più abbandonata.
Vi propongo prima una lettura meditata di tutto il testo, per poi trarre alcune riflessioni per la nostra vita.
Doveva perciò attraversare la Samaria. Giunse pertanto ad una città della Samaria chiamata Sicàr, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era il pozzo di Giacobbe.
L’inizio del brano è una legatura geografica: Gesù è in Galilea, a nord, vicino a casa sua e deve scendere in Giudea, a sud, a Gerusalemme. Fra il nord e il sud si trova la regione di Samaria, di cui parleremo più avanti, abitata da una popolazione meticcia che gli ebrei guardavano con ostilità e disprezzo. Normalmente, per scendere a Gerusalemme, gli ebrei preferivano seguire il corso del Giordano che dal lago di Tiberiade si tuffava nel mar Morto. All’altezza di Gerico, poi, attraversando le colline del deserto di Giuda, si saliva sulle colline di Gerusalemme.
Gesù non “deve” passare per la Samaria: vuole attraversarla.
Così’ come Marco ci dice che la predicazione di Gesù inizia dalla Galilea, dai territori occupato in passato dalle tribù di Zabulon e Neftali, le prime ad essere annientate, la periferia della storia, così Giovanni indica la volontà di Gesù di raggiungere gli ultimi, di cercare i dispersi.
L’incontro è fissato a Sicar (probabilmente Sichem) luogo carico di storia. È nella continuità con l’Alleanza che si consuma l’incontro.
Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno. Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua. Le disse Gesù: “Dammi da bere”. I suoi discepoli infatti erano andati in città a far provvista di cibi.
Gesù è stanco: è mezzogiorno, il sole è rovente, la strada percorsa pesa sulle gambe.
Che tenerezza suscita questo Dio stanco di cercare l’umanità, esausto, consumato per amore. Dio ci cerca senza smettere mai di credere ad una nostra conversione, egli è il fedele, aspetta la sua sposa.
La sposa arriva: una samaritana che viene a prendere l’acqua nel momento peggiore della giornata. Perché mai? Normalmente è all’alba, prima del sorgere del sole che le donne, in gruppo, assolvevano al faticoso compito di attingere acqua per le necessità della giornata!
Gesù le rivolge la parola, ha sete, le chiede la cortesia di avere un po’ d’acqua issata dal pozzo.
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