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Taybeh è un villaggio di Samaria, sulle colline che separano la Galilea dalla Giudea.E’ rimasto l’unico villaggio arabo interamente cristiano della Terra Santa: poco meno di 2000 abitanti, ma trent’anni fa erano quasi ottomila. L’assenza di lavoro, la difficile situazione politica e, in ultimo, il muro di “sicurezza” hanno spinto tutti i giovani ad andarsene in Europa o in America. Finché non è arrivato Abuna Raed. Lo avevo conosciuto dieci anni fa, quando era segretario del Patriarca latino. E’ sempre uno spilungone magro e asciutto, con un naso importante e qualche capello bianco che spunta nella folta capigliatura riccia. Il piglio è lo stesso, sa parlare bene diverse lingue, spiega al microfono ai pellegrini che sono con me la sua parrocchia: ci ha accolti in una grande sala addobbata con divani e cuscini, ha offerto bevande fresche per tutti. Racconta di come, alla fine dell’anno, i genitori portassero a lui, direttore della scuola, taniche di 100 litri d’olio, non avendo da pagare.A quel punto il vulcanico parroco ha deciso di dare una svolta all’intero paese: ha raccolto l’olio dei quasi 20mila ulivi dei dintorni, ha insegnato ai giovani a fare dell’olio di qualità superiore, ha convinto, chissà come, un politico francese a chiedere all’Europa l’esenzione del dazio per il suo olio. Oggi decine di famiglie vivono dell’olio di oliva venduto nei supermercati francesi. Poi ha deciso di dare lavoro a venti giovani donne: costruiscono delle colombe della pace in ceramica. L’obiettivo dichiarato è quello di farle brillare in ogni parrocchia del mondo, così Dio non potrà fare a meno di mandare la pace in Terra Santa. Poi ha deciso di costruire una casa di ospitalità per gli ormai numerosi pellegrini che giungono nell’unico angolo cristiano di Samaria, sempre accolti. Poi ha fatto costruire l’unica casa per anziani in Palestina. Poi ha preso il coro della parrocchia e, insieme ad altri artisti ebrei e palestinesi, ha promosso una tournée in Francia, spostando 120 ragazzi per l’Europa, una diplomazia del canto, come la chiama lui. Poi si è accorto che il muro stava provocando delle tragedie: molte partorienti avevano avuto delle complicazioni, mentre aspettavano inutilmente di varcare il check point e andare all’ospedale, troppe madri e troppi bimbi erano morti aspettando un permesso assurdo, così ha preso tre stanze della parrocchia e ne ha fatto una sala parto e degli ambulatori che ora servono la popolazione dell’intera regione e danno lavoro a giovani medici palestinesi che, altrimenti, dovrebbero emigrare. Ora vuole fare una scuola di archeologia, per insegnare ai giovani a diventare intagliatori di pietra, e ha ottenuto l’appoggio del governo francese. E’ un fiume in piena, Abuna Raed, sprizza dinamismo e simpatia da tutti i pori, ammalia, da buon venditore arabo. Conclude: ora hanno un giro d’affari di due milioni di euro, un’enormità da queste parti, di fatto danno lavoro alla maggioranza degli abitanti di Taybeh e ci provoca, “Non dateci soldi, non vogliamo la vostra elemosina, la vostra elemosina crea dei parassiti. Noi vogliamo solo lavorare, dateci la dignità di essere uomini che mantengono le proprie famiglie lavorando sodo”. Sorrido, Imprenditoria evangelica. Ce ne fosse.

(www.taybeh.info)

15 Comments

  • costanza, 16 Giugno 2010 @ 13:10 Reply

    L’altra notte il parroco di Santa Maria della Sanità e un centinaio di abitanti della zona hanno ‘occupato’ il cimitero delle Fontanelle, un ossario immnso e meraviglioso che si cela nel cuoe di Napoli; l’intento è stato lo stesso, riaprire il quartiere (uno dei più belli della città) al turismo, per strapparlo al sistema, e affidare il turismo ai giovani che così non devono scappare a cxeracre lavoro onesto altrove. Se vi caputa di venire a Napoli andate a visitare le catacombe di san Gaudioso, le catacombe di san Gennaro (le uniche al mondo visitabili anche da disabili e passeggini), il cimitero delle Fontanelle..imprenditoria evangelica.

  • Lucia1, 17 Giugno 2010 @ 07:51 Reply

    Che bello svegliarsi la mattina, correre al blog e trovare queste notizie che fanno bene al cuore.
    Sono notizie che non trovano spazio nei giornali e in televisione, ma Dio lo sa di quanto ne abbiamo bisogno in questo mondo che sembra andare alla deriva e trova il modo di farcelo sapere (Paolo).
    Coraggio fratelli internauti, scrutiamo la realtà cercando i segni del Regno che avanza e comunichiamoceli tra noi e al mondo. Abbiamo tutti un disperato bisogno di questi segni per ravvivare una speranza che, nei nostri cuori e in quelli della gente “normale”, sembra ridotta a un lumicino.
    Grazie, Signore, per la fantasia che lo Spirito infonde ad alcuni nostri fratelli, donala anche a noi, affinchè nel nostro piccolo quotidiano possiamo essere seme di speranza e testimoni della tua salvezza.

    Un grande e gioioso abbraccio a tutti.

  • cristina d., 17 Giugno 2010 @ 17:08 Reply

    Leggere queste notizie allarga il cuore!!!!…..e di questi tempi poi….in un mondo che sembra andare sempre più alla deriva ci sono veramente, e tanti, segni dei tempi gravidi di speranza e di creatività..che bello!!!!! Grazie Paolo che ce rendi consapevoli. Dobbiamo farci intraprendenti e creativi anche noi e trovare il modo di aiutare queste realtà a crescere ed essere sempre più forti, coraggio facciamoci venire delle idee…

  • cinziaelorenzo, 17 Giugno 2010 @ 22:25 Reply

    Carissimi
    Molto bello quello che si legge.
    A volte basta devvero solo un po’ di buona volontà.
    Siete nelle nostre preghiere
    cinzia e lorenzo

  • Jenny, 19 Giugno 2010 @ 22:45 Reply

    Tutto, troppo bello quello che scrivi Paolo, ci sembra di essere lì, è stupedo come spieghi bene la situazione di quei posti. Scrivo anche x ricevere su posta,tutti i post. Un abbraccio a tutti, ciao Paolo

  • ww, 20 Giugno 2010 @ 10:43 Reply

    Ieri sono rimasta molto colpita da una testimonianza che hanno trasmesso in TV su “A Sua immagine.”
    Riguardava una donna ultraottantenne di Rosarno, località della Calabria in cui solo qualche mese fa si è assistito a episodi di intolleranza senza precedenti verso gli extracomunitari.
    Ebbene, questa signora – vedova, ex insegnante, dimamica ed emancipata, forse benestante, sicuramente con le idee chiare sul farsi prossimo – ogni domenica mobilita una decina di volontari e fornitori locali e organizza un pranzo per gli immigrati. Se ne presentano circa 150 alla volta.
    Con questo piccolo grande gesto, lei li sfama, li fa sentire a casa, ma soprattutto li ama, perché li fa sentire importanti come persone.
    Come anche l’esempio di Abuna Raed ci mostra, l'”imprenditoria evangelica” si fonda sull’attenzione agli altri, non sul profitto come fine. E scalda il cuore.

  • Marco Co, 21 Giugno 2010 @ 09:22 Reply

    Quando l’amore, il buon senso, e la buona volontà creano novità superando ogni divisione…
    Che bello: e’ una delle tante speranze sparse nel mondo per falro divenire più bello!

  • lorenzo, 21 Giugno 2010 @ 18:11 Reply

    Come dice paolo, “un avamposto del Regno, in una regione martoriata”.
    Gran bell’esempio, vorrei che questa persona sapesse quanto di grande sta facendo e che fosse di esempio per tutti.
    Vorrei fare almeno un quarto del bene che fa lui…

  • Molly, 21 Giugno 2010 @ 20:47 Reply

    cara WW anche io ho visto quel programma la signora la chiamano MAMMA AFRICA (e non NONNA come invece l’hanno definita quelli di A SUA IMMAGINE) perchè si prende cura di quei ragazzi giovanissimi a rosarno; dalle medicine alle coperte da un pasto caldo a turni da 33 ragazzi- il numero non è casuale) una bella 83enne… e con lei tante altre persone per esempio il panettiere della città le dona ogni giorno circa due grandi bustoni di pane … il panettiero quello sa fare e quello dona… le altre vedove (sono un bel gruppetto!) ognuna fa qualcosa chi cucina la pasta chi il pollo … insomma come tante formichine di un formicaio donano con amore …
    quindi caro LORENZO ad ognuno un talento tu avrai il tuo che lo sappia o no che lo voglia o no che lo scopra o no … forse non lo sai ma già fai tanto per qualcosa o per qualcuno…
    anche sopravvivere alla quotidianità con il sorriso sulla bocca è già molto…

    un sorrisoimprenditorialemolly

  • cinzia e lorenzo, 22 Giugno 2010 @ 00:06 Reply

    Stiamo per partecipare al 3 e ultimo anno di un corso di pastorale familiare:
    argomento della Tesina: Famiglia e Lavoro.
    Ci sono molte analogie in quanto abbiamo letto.
    Spieghiamo meglio: oggi giorno è davvero importante rendere il nostro lavoro come mezzo per evangelizzare, per esprimere in maniera corretta i nostri talenti, per manifestare la cortesia al prossimo (anche se non sempre la cosa è reciproca), per fare sì che il lavoro diventi anche uno strumento pedagogico nei confronti dei nostri figli: un lavoro, vissuto nell’onestà, nella fatica, nella gioia di gadagnarsi onestamente quanto ci necessita per vivere è una bella testimonianza per i nostri figli che vivono in un contesto culturale che è all’insegna del tutto e del subito…

    Un esempio concreto di imprenditoria fuori dagli schemi, coraggiosa, e sicuramente di impatto è il caso di quelle aziende che hanno adottato il regime di ECONOMIA DI COMUNIONE, Nato dal movimento dei focolari.
    L’Economia di Comunione (EdC) è un progetto che coinvolge imprese dei cinque continenti.

    I proprietari di aziende che liberamente aderiscono al progetto, decidono di mettere in comunione i profitti dell’azienda secondo tre scopi e con pari attenzione:

    aiutare le persone in difficoltà, creando nuovi posti di lavoro e sovvenendo ai bisogni di prima necessità, iniziando da quanti condividono lo spirito che anima il progetto;
    diffondere la “cultura del dare” e dell’amore, senza la quale non è possibile realizzare un’Economia di Comunione;
    sviluppare l’impresa, che deve restare efficiente pur se aperta al dono.
    Dov’è la novità?
    L’EdC nasce da una spiritualità di comunione, vissuta nella vita civile;
    coniuga efficienza e solidarietà;
    punta sulla forza della cultura del dare per cambiare i comportamenti economici;
    non considera i poveri principalmente come un problema, ma come una risorsa preziosa.

    bello no?

    Grazie per coloro che continuano a pregare per noi!!!!

  • milena, 22 Giugno 2010 @ 20:11 Reply

    Ho ascoltato alcune settimane fa la testimonianza di padre Ibrahim Faltas, frate francescano parroco dell’unica parrocchia latina di Gerusalemme. anche lui ,come Abuna, vive la sua vita cercando di restituire dignità a tutti coloro che vivono in quella terra martoriata. Il suo motto è ” educare alla pace attraverso il dialogo “. Chi vuole conoscere il suo pensiero e i suoi progetti puo trovare tutto su wwwoasidipace.com
    lo Spirito soffia sempre, a noi accoglierLo

  • alba, 23 Giugno 2010 @ 07:30 Reply

    come sarebbe bello che queste notizie che scaldano il cuore fosse scritte sui giornali e ..perchè no?..anche sui quotidiani che purtroppo propongono tutt’altra imprenditoria…..(sognare non consta nulla….)
    ciao a tutti e grazie a coloro che scrivono perchè donano grande ricchezza a chi li legge….

  • Marco, 24 Giugno 2010 @ 08:06 Reply

    Cara Alba, sono totalmente d’accordo con te! Purtroppo se i quotidiani lo facessero metterebbero l’altra imprenditoria (vedi Pomigliano) di fronte alla incoerenza di un lavoro che non è più per l’uomo. Per caso sto proprio riascoltando la conferenza di Paolo del 2007 sul lavoro e, se da una parte il mio dirmi cristiano mi sollecita a vivere nella speranza, la realtà a cui assistiamo quotidianamente (anche nell’azienda dove lavoro) non aiuta ad essere ottimisti. Preghiamo lo Spirito Santo perchè aiuti tutti quanti, e nessuno escluso, a ritrovare una giusta via che restituisca dignità all’economia moderna

  • Adriano, 25 Giugno 2010 @ 19:51 Reply

    Ho letto tutto d’un fiato il racconto su Taybhe, veramente sono testimanianze che scaldano il cuore, testimoninaze che dicono che si può vivere in un modo diverso.Troppo bello.

  • Giò, 22 Luglio 2010 @ 15:02 Reply

    Paolo, grazie per quest’articolo. Mica ti dispiace se lo rigiro un po’? Grazie.. 🙂 condivido un po’ su FB e su Twitter..

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