La bellezza salverà il mondo. Con questa perentoria frase il grande scrittore russo Dostoewskj, nel suo romanzo “I fratelli Karamazov”, ci offre lo spunto per una riflessione quaresimale di alto profilo. Siamo stati invitati a salire sul Tabor, a inoltrarci nel cammino quaresimale per scoprire la bellezza di Dio. In passato, la predicazione cristiana puntava molto sull’aspetto etico della vita cristiana: è bene credere in Dio, è una cosa giusta, doverosa. Oggi, accanto a questa sensibilità, si aggiunge l’attenzione verso un approccio estetico: è bello credere in Dio. Non una bellezza superficiale ed edonistica caratterizza la ricerca cristiana, ma una bellezza profonda, quella che, come dice san Tommaso il teologo, unisce il sommo bene alla somma verità alla somma bellezza. Cercare la bellezza di Dio, significa trovare anche il sommo bene e la somma giustizia, un cammino estetico non ripiegato su se stesso, ma che apre alla conversione del cuore. Forse per questa ragione la Chiesa, all’inizio della quaresima, ci invita a salire in alto, a sollevare lo sguardo, a rintracciare la bellezza di Dio intorno a noi. Sapete perché credo, amici? Perché non ho mai incontrato nulla di più bello del Signore Gesù, di più intenso, di più autentico, di più vero. In una della chiese che ho avuto l’onore di servire, il parroco, nell’ottocento, aveva fatto scrivere in greco (!) la dedica della decorazione pittorica della chiesa: Al Dio grandissimo e bellissimo. Fare esperienza della bellezza di Dio (sempre fugacemente come dice Agostino, la bellezza definitiva è per il dopo!) è il modo migliore per rendere salda la nostra fede. È bello anche per noi restare qui, Maestro, e cerchiamo il tuo volto nella preghiera, nel silenzio, nella natura, nel volto del fratello.
È difficile, oggi, trovare la bellezza nelle nostre città. Eppure, se lasciamo il nostro cuore aperto al soffio dello Spirito, può succedere di avere dei momenti in cui la bellezza irrompe nella nostra vita. Uno scorcio d’alba mentre si è in treno (come sta accadendo a me!), il sorriso di un anziano, la domanda strepitosa di un bambino, una Parola che ci giunge improvvisa. Abbiamo bisogno di bellezza per vivere, e siamo chiamati a porre gesti di bellezza: dall’armonia della mia scrivania che suscita accoglienza verso i colleghi, al tenermi in ordine (non per far colpo, ma per dar lode alla bellezza di Dio!), al sorriso gentile, al gesto di attenzione verso il vicino di viaggio.
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