Nevica. Poco, a dire il vero, ma ieri sentivo l’aria di primavera e invece, stamani, all’alba, ho visto il chiarore della neve a ricordarmi che siamo ancora solo all’inizio della quaresima. Sarà una settimana faticosa, come spesso, nell’ultimo mese, avendo una specie di ingolfamento lavorativo. Ho ripreso il secondo semestre all’università, e i due giorni settimanali di frequenza mi spezzano la settimana. Intanto lavoro a Parola e preghiera e ad un piccolo libercolo, l’ABC della fede cristiana, che devo consegnare a fine di marzo. Ho ripreso anche gli incontri e devo dire che sono la mia linfa vitale, la mia opportunità di leggere e meditare. Sono felice che sia arrivata la quaresima, anche se, come molti, non ci saranno particolari eventi a segnarla. Eppure, quel tempo di deserto che Gesù vive e che siamo invitati a vivere, mi spalanca il cuore, mi aiuta a ricalibrarmi, mi scuote, mi interroga. Sono ciò che avrei voluto essere? Ciò che Dio vuole che io sia? E le tentazioni che devo affrontare, le so riconoscere? Le affronto? Ho ancora in mano la mia vita (per consegnarla a Dio interamente) o è la quotidianità e i problemi ad avermela scippata? No, non vedo il deserto fuori, ma sento la necessità di ritagliarmi qualche spazio di silenzio interiore. Se riuscirò (me lo programmo!) vorrei dedicarmi una mattinata di ritiro in qualche luogo di Dio. Intanto inizio la settimana, come voi, con la pagina delle tentazioni nel cuore. Che Gesù debba affrontare le tentazioni significa che anche lui ha dovuto/voluto esercitare la propria libertà, lasciarla illuminare dalla Parola. Siamo splendidamente liberi, siamo costretti alla libertà, e il rischio è di non avere sufficiente luce per capire da che parte andare. Gesù affronta le sue tentazioni che lo colpiscono quando ha fame: la prova ci raggiunge sempre nel momento di massima debolezza, non di forza. Eppure Gesù riesce a contrastare l’opera dell’avversario, che porta delle buone ragioni per far cedere Gesù. La tentazione del pane, cioè di ridurre la vita al soddisfacimento dei bisogni, la tentazione del potere, di dover vincere, apparire, essere riconosciuti, la tentazione della manipolazione di Dio, di una fede miracolistica ridotta a superstizione. Anch’io voglio entrare nel deserto della vita per arrivare all’essenziale, per saper riconoscere le cose importanti e mettere quelle meno importanti in coda. Superare la tentazione significa anzitutto riconoscerla, darle un nome, un volto, affrontarla, superarla, con la grazia di Dio. Non per diventare superuomini, ma per fare spazio all’opera di Dio in noi.
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