Prendiamo un aperitivo al dehors del Caffé Nazionale, nel salotto di Aosta, la piazza Chanoux. Il sole settembrino scalda il la pelle e il cuore ed emana ancora un profumo di estate. Matteo mi ha scritto, come tantissimi, qualche giorno fa: è in vacanza in val d’Ayas e ha voglia di conoscermi di persona. Accetto, infilandolo fra un impegno e l’altro. Lui mi conosce, avendo letto i miei libri e seguendomi sui siti, io meno, e lo ascolto volentieri. Insegna all’Università, nonostante la sua giovanissima età, e la recente frequentazione di un prete “tosto” lo ha riavvicinato alla fede con entusiasmo. Si è gettato a capofitto in diversi impegni di carattere sociale: conferenze, associazione anti-usura e così via. Mi svela i contorni di mondi che non conosco. Resto impressionato dai suoi racconti, dallo sfacelo del mondo universitario in mano ai baroni (e detto da uno che ci lavora fa effetto!) e travolto dai nepotisimi. Mi parla anche dell’usura, di una signora che ha 25mila euro di debiti contratti con i gratta e vinci, della logica malsana della soluzione ai problemi economici riposta in un improbabile (se non impossibile) colpo di fortuna. E dello squallore di uno Stato che ha fatto del gioco d’azzardo una delle proprie fonti di reddito. Infine, lavorando in ambito assicurativo, mi parla delle tante piccole truffe quotidiane, che vedono complici i medici, gli avvocati, i clienti, una sorte di malcostume generalizzato che mira a fregare quanto più possibile. il quadro che dipinge è fosco, ma reale. Anch’io, pur abitando ai confini dell’Impero, ho l’impressione di una civiltà che si sfascia e l’appunto fatto in questi giorni dal presidente della CEI mi convince: abbiamo perso l’etica del singolo. La fede non è etica, ma incontro che suscita una vita nuova, ed è normale che chi non crede in Dio prenda altri punti di riferimento che non il Vangelo. Ma questa situazione va al di là del cristianesimo, è come se ci stessimo tutti convincendo che peggio è meglio, che bisogna farsi furbi, svegliarsi. Il nostro è un mondo terribilmente moralista, e il moralismo è il frutto marcio dell’ateismo. Il discepolo non è moralista, è misericordioso, riconoscendo l’esistenza del male e del peccato, e la possibilità di essere redenti. Chi non crede, invece, accusa gli altri di essere incoerenti, e il gioco è al massacro (vedi il penoso caso Boffo). Certo, abbiamo tutti dei limiti e delle colpe, ma il Signore ci dona la dignità di scegliere, di ammettere la colpa, di superarla. Ricordo una terribile battuta detta a proposito degli USA, l’unico paese, secondo un comico, passato dalla preistoria alla decadenza senza toccare la civiltà. Ma noi no, cavolo! Abbiamo vissuto per secoli illuminati dalla civiltà cristiana, e ora, come dice sagacemente il card. Tettamanzi, smettiamola di guardare alle radici e guardiamo ai frutti di questa cultura! Urge un risveglio delle coscienze, a partire dai singoli e allargandosi alla società, per immaginare un futuro meno cupo. Mi risollevo, tornato a casa, quando leggo una lunga mail di Costanza da Napoli: per undici giorni, con genitori, maestre e nonne, hanno occupato il X municipio di Napoli che aveva chiuso una scuola finita nel mirino degli inquirenti dopo una puntata di report per denunce di illeciti fatte dagli stessi genitori diventati vittime della legalità! Mi scrive dicendo che qualcosa si smuove e che, per loro, è stata una forte esperienza di socialità e di democrazia.
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