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imagesIl Signore disse: “Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sorveglianti; conosco infatti le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dalla mano dell’Egitto e per farlo uscire da questo paese verso un paese bello e spazioso, verso un paese dove scorre latte e miele, verso il luogo dove si trovano il Cananeo, l’Hittita, l’Amorreo, il Perizzita, l’Eveo, il Gebuseo. Ora dunque il grido degli Israeliti è arrivato fino a me e io stesso ho visto l’oppressione con cui gli Egiziani li tormentano. Ora và! Io ti mando dal faraone. Fà uscire dall’Egitto il mio popolo, gli Israeliti! ”. Mosè disse a Dio: “Chi sono io per andare dal faraone e per far uscire dall’Egitto gli Israeliti? ” Es 3, 7-12

Mosè, liberatore da liberare, ha fatto la sua scelta: si è rifugiato nel suo mondo privato, non vuole più avere a che fare con la vita pubblica, politica. Travolto dalle sue ambizioni, trova una certa serenità nella vita semplice che sua moglie Zippora riesce a garantirgli. Alla fine del suo contorto percorso, da principe d’Egitto a beduino, Dio lo sta aspettando. Quanti “Mosè” ho conosciuto nella mia vita! Entusiasti e altruisti, sono stati bruciati dall’esperienza, delusi, ingannati, disincantati. Ma, quando tutto sembra finito, Dio costruisce sulle rovine dei propri sogni infranti una nuova, sconvolgente realtà. Lo splendido racconto del rovo ardente ci svela, ancora una volta, i tratti del volto di Dio. Un roveto che arde, un fuoco in mezzo alle spine perché, come spiegano i rabbini, Dio soffre per il suo popolo. Il dialogo tra Dio e Mosè è straordinario: il Dio dei padri dice a Mosè di conoscere il dolore del popolo ridotto in schiavitù. Dio conosce, Dio sa, Dio vede. La Parola afferma perentoriamente l’interesse di Dio per l’umanità, si distanzia dalla visione asettica e teorica di una divinità posta al di sopra del destino dell’uomo che distrattamente, annoiata, volge lo sguardo verso le sofferenze umane. Il Dio che emerge dalla Scrittura è, invece, un Dio passionale e appassionato, che conosce. E interviene, direte voi. No. Mosè interverrà al posto di Dio, Mosè diventerà il braccio misericordioso di Dio per il popolo. Questa prospettiva ci inquieta: non preghiamo Dio perché, appunto, ci risolva i problemi? Non siamo credenti e devoti proprio per questa ragione? Il Dio dei padri vede il dolore, e manda il fragile Mosè a liberare il popolo. Mosè rifiuta, ovvio. Il suo passato è duramente segnato dal fallimento, non vuole certo impegolarsi in una nuova avventura. “Chi sono io?”, obietta a Dio. Ora Mosè è consapevole della propria fragilità. Come Elia sull’Oreb che si sente rivolgere da Dio la domanda “Che fai qui, Elia?”, come la domanda posta dai farisei al Battista: “Chi sei tu?”, come la rivelazione della natura profonda di Simone il pescatore, “Io ti dico: tu sei Pietro”, il cammino della fede ci porta alla conoscenza intima di noi stessi, non per crogiolarci nelle nostre qualità o per schiantarci dal peso dei nostri difetti, ma per essere liberi e concreti, umili e operativi. Dio rivela il suo nome a Mosè: il nome, in Israele, non è un dato anagrafico, ma la confidenza dell’essenza che portiamo nel cuore. Dio si confida, si dice, si racconta, annulla la naturale distanza che sussiste fra creatore e creatura. Il suo nome, che ci sfugge nella sua completezza, è: Jahwè. Difficile da interpretare, il nome impronunciabile di Dio può significare: “io sono colui che c’è”, colui che è presente, che non si defila, che non ti abbandona. Anche noi, come Mosè, siamo chiamati a sperimentare l’interesse di Dio per la storia dell’umanità, per la nostra storia, e ad accettare la proposta di collaborazione che Dio mi offre, per diventare, come Mosè, dei liberatori liberati dal proprio ego abnorme, e diventare, infine, la mano di Dio che accarezza il volto contratto dal dolore, che stringe forte la mano dello schiavo per liberarlo.

Facci uscire dai comodi rifugi in cui ci nascondiamo, Signore, rendici capaci di essere tuo sorriso per l’uomo d’oggi, tu che sei colui che è presente, Dio vivente nei secoli, amen.

40 Comments

  • miriam, 30 Settembre 2009 @ 14:02 Reply

    “il cammino della fede ci porta alla conoscenza intima di noi stessi, non per crogiolarci nelle nostre qualità o per schiantarci dal peso dei nostri difetti, ma per essere liberi e concreti, umili e operativi.” GRAZIE MILLE PAOLO PER QUESTA BELLISSIMA RIFLESSIONE….

  • lu, 30 Settembre 2009 @ 14:25 Reply

    già Lui non abbandona….quando capiremo che siamo noi lhe continuamente l’abbandoniamo?? Grazie Paolo! a presto a Vicoforte!!

  • rosaria, 30 Settembre 2009 @ 16:28 Reply

    certo ,è Lui che guida la nostra mano, che ci da una missione in questo nostro vivere, ma a volte è difficile capire ,siamo così lontano da suoi disegni, dalla sua idea che ha per noi, crediamo che la nostra sia la strada giusta, che la nostra missione sia quella che noi, con il nostro ragionare da uomini ,ci siamo creati e poi… si fallisce perchè non Lo abbiamo ascoltato abbastanza, perchè non abbiamo aperto gli occhi del nostro cuore, non abbiamo ascoltato la parola EFFATA ,perchè in qualche modo ci siamo allontanati….siamo tutti parte di questa comunità, disse domenica il mio don ,e tutti dobbiamo contribuire nella misura di quel che possiamo e dare comunque la precedenza alle cose più importanti, ad accudire i doni che Dio ci ha donato, la vita in primis e i figli ( per me che son mamma) poi ,e dopo ,ritagliando qua e la un po del mi tempo, offrire qualcosa di me, donarmi per aiutare anche se solo con un sorriso o una stretta di mano. Quante volte invece mi chiudo e il mondo e la sua sofferenza mi lascia indifferente!!!!!! tante, forse troppe volte ho peccato così

  • nicodemo, 30 Settembre 2009 @ 16:50 Reply

    ciao paolo..riceverai centinaia di mail tutti i giorni..se un giorno avessi un pò di tempo, vorrei poterti “parlare” via mail. chiedo scusa se ho abusato di questo spazio, ma non sapevo proprio come contattarti..

  • Enrico, 30 Settembre 2009 @ 19:19 Reply

    E pure basterebbe pochissimo per migliorare questo mondo … se ognuno di noi ci mettesse un po’ di cuore in tutte le cose che fa. Come diceva Santa Madre Teresa «Quello che noi facciamo è solo una goccia nell’oceano, ma se non lo facessimo l’oceano avrebbe una goccia in meno.»

  • rosy, 30 Settembre 2009 @ 19:21 Reply

    ..io invece qualche senso di colpa lo nutro ancora….Per tanto tempo ho dedicato il “mio tempo” e non i ritagli, alla comunità, la parrocchia, il catechismo. Oggi sto ristabilendo le giuste priorità, la famiglia, il mio essere sposa e madre prima di tutto. Ben lieta di essere quella voce balbuziente che annuncia la sua Parola…ma senza affanno….

  • Paolo, 30 Settembre 2009 @ 19:41 Reply

  • alba, 30 Settembre 2009 @ 19:59 Reply

    Rosy, a volte la parrocchia, la comunità , il servizio verso gli altri possono essere il comodo rifugio in cui ci nascondiamo…
    credo che ognuno deve cercare il proprio comodo rifugio ( che può essere in casa e fuori casa): importante è individuarlo per poi essere il sorriso di Dio nel mondo( a volte questo sorriso lo diamo molto volentieri fuori casa e molto meno in casa….. )

  • Giacomo, 30 Settembre 2009 @ 20:07 Reply

    Ispirato dal titolo che narra dei sensi di Dio, consiglio a tutti il libro “Almeno 5”, di Gennaro Matino e Erri de Luca, edito da Feltrinelli, che sviluppa proprio la presenza dei cinque sensi nelle Scritture.

  • rosaria, 30 Settembre 2009 @ 20:14 Reply

    @alba
    è vero!!!!!!!!!!!

  • Enrico, 30 Settembre 2009 @ 20:28 Reply

    …Ricordiamoci che … «Non abbiamo portato nulla in questo mondo e nulla possiamo portarne via». (1 Tm 6,7). Porteremo in Cielo soltanto l’amore di cui abbiamo saputo colmare la nostra anima : amore a Dio, amore alla Divina Madre, amore ai fratelli.

  • sandro, 1 Ottobre 2009 @ 06:40 Reply

    @enrico
    🙂 Verissimo enrico… spesso diciamo ( o dico ) che solo L’amore conta… e che saremo giudicati su cio’… verissimo. lo dice anche san matteo cap 25…

    …ma anche l’Amore e’ Suo Dono!!!

    … forse bisognerebbe comprendere ( ma non so quanto sia giusto cio’ che dico , teologicamente) che saremo riconosciuti da LUI… dal nostro peccato, quelli dice San Paolo- se non erro- son solo …nostri e sono in noi x invidia del diavolo

    ,…ma di bello c’è che anche il nostro peccato e’ stato redento!!! …il Suo Sangue e’ caduto su di noi…!!!! e’ venuto x questo…

    in un certo senso EGLI restera’ un ” sogno” un progetto… forse un po’ irraggiungibile…( anche dopo l’Incarnazione)… se mi illudo di raggiungerlo …probabilmente … saro’ un po’ presuntuoso…. un po’ frustrato… e forse anche avro’ avuto poca fede…. ( oppure no!?!?)-

    una preghiera…. x credere comunque sempre nel SUO AMORE!!!

  • laura, 1 Ottobre 2009 @ 13:18 Reply

    Riflettevo su come Dio si è manifestato a Mosè e al fatto che ora è diverso per noi: da Gesù abbiamo ricevuto lo Spirito Santo, quindi non ci occorre che Dio si manifesti solo ad alcuni sotto forma di roveto ardente…ci parla attraverso lo Spirito, ci consola, ci aiuta, ci sostiene, ci suggerisce la cosa giusta da fare…e lo fa con tutti.
    Lo abbiamo più vicino, questo Dio che da sempre ci ascolta e ci guarda, ora ci aiuta più concretamente. E Gesù stesso ci ha detto “qualunque cosa chiederete al Padre mio nel mio nome ve lo concederà”, questa per me è una promessa che mi fa sperare nel Suo aiuto vero e concreto, non solo che si manifesti attraverso noi, ma che può intervenire Lui stesso. I miracoli esistono, certo non tutti ci credono, ma noi cristiani dovremmo, no? E cosa sono i miracoli se non il Suo intervento?
    Sono convinta che di miracoli ne avvengano molti, e magari nemmeno li notiamo. Quello che penso è che il Suo intervento dipenda da ciò che chiediamo: un sacerdote una volta ha detto che spesso quando preghiamo non otteniamo quello che vorremmo perchè magari non è la cosa giusta. In pratica se quello che chiediamo è ciò che il Signore pensa che sia bene per noi e per il progetto che ha su di noi, lo otterremo.
    Io ci conto molto sul Suo aiuto, perchè conosco i miei limiti, che sono molti, e spero che mi renda capace di quello che non so fare, ma che mi chiede di fare. E di amare come Lui vorrebbe.

  • SPINA, 1 Ottobre 2009 @ 16:24 Reply

    …Paolo,ma chi ti spinge a buttar fuori queste riflessioni? Come fai a fare sempre centro nella mia vita?

    Sapete amici, fino a un anno e mezzo fa vivevo la mia esperienza parrocchiale, bella, impegnativa , gratificante….
    Fino a febbraio scorso vivevo la mia esperienza lavorativa , bella, pliridecennale, faticosa,anch’essa gratificante…..
    Poi,il mio parroco di allora è chiamato a fare la volontà di Dio un pò più in là….Cuba,arriva giustamente un altro parroco,e la comunità viene strattonata da tante buone intenzioni,tra le quali purtroppo non c’è quella di vivere il vangelo, perlomeno non sembra,
    Assisto addolorata ed esterefatta alla processione dei miei conparrocchiani in sacrestia per dire ad un’uomo ancora un pò stordito dal traslocco le cose da fare al più presto per il buon andamento della comunità…c’era una grande urgenza di far questo…tutti sentivano questa premura….si sorpassavano in curva….
    Io riesco solo a piangere,a casa mia o in chiesa,è troppo grande il dolore,sfogo un pò di rabbia con amici fidati, prendo la porta….senza una parola.
    Pochi mesi dopo un infortunio al ginocchio mi tiene lontana dal lavoro per un mese e mezzo….quando torno qualcuno aveva già pensato a me…sono allontanata dal mio solito posto di lavoro con la scusa che mi devo formare anche con le altre specialità chirurgiche…dopo 18 anni…in nome della mobilità del personale riparto da capo….altri chirurghi,altri organi da asportare,altri interventi da memorizzare…in una settimana sono arrivata a cambiare 4 specialità!
    Tranquilli…amo troppo il mio mestiere per affrontare tutto questo con superficialità e rassegnazione, la mia esperienza ed attenzione è tutta impegnata al fine della buona riuscita di ogni intervento, dal più grande al più piccolo….
    Ovviamente mi sono rimasti i turni di reperibilità in neurochirurgia….secondo voi come mai ?
    Ebbene…ricordo molto bene di aver detto e dato al mio Dio me stessa,l’ho fatto con amore la prima volta e con passione ogni altra volta, ricordo di aver detto e sentito di amrLo profondamente….ricordo,ricordo….
    E allora ora dovrei stupirmi perchè Lui mi ha preso sul serio….?
    Mentre durante la strada che percorro con Lui nel mio cuore trovo tante dolci conferme…oggi questa,sono crollati i miei rifugi,ed io sono rimasta un pò allo scoperto….
    Dio mi ha preso sul serio e misura del mio amore sarà quanto riesco a mettermi in gioco comunque….basta con le dichiarazioni d’amore passionali…sembrerebbe che ne abbia abbastanza,almeno delle mie!
    Ogni giorno ci metto tutto il mio impegno,e cerco il sentiero,in mezzo alle sterpaglie,mi pungo un pò con i rovi ma la mia “fiammella ” per ora brucia ancora…è strano ma non mi sento affatto disillusa,anzi!
    So che questa forza non viene da me…ne sono consapevole,e faccio,le cose piccole alle quali sono chiamata ogni giorno,ci metto tanto amore e qualche lacrima se mi viene da guardare indietro…ma sono felice di fare tutto , ma proprio tutto per LUI.
    e L’AVVENTURA CONTINUA…..bacioni Spina.

  • Miriam, 2 Ottobre 2009 @ 00:16 Reply

    @spina cara , leggendoti pensavo “è quasi una mosè al femminile!” 🙂 mi spiego : è vero che mosè era un pasticcione come noi, uno che è andato in crisi totale come noi,insicuro ,ecc ecc..Ma in una cosa non è stato come noi …NELLA FEDE!Poche ore fa stavo in adorazione e fissando Gesù Eucarestia gli dicevo “perdonami,se faccio fatica ad entrare subito in dialogo con te…Ma tu hai osservato,udito,conosci la mia giornata di oggi…Ed eccomi qua ai tuoi piedi Xk tu vuoi liberarmi e farmi uscire da me…”e riflettevo sulla figura di Mosè che paolo x la seconda volta ci propone…Mosè,il braccio misericordioso di Dio..Che bella espressione paolo!Stupenda!Mosè fu compagno di un popolo odiato,schiavo,perseguitato…Divenne uno di loro nella sofferenza e nell’afflizione..Io sono compagna di chi soffre?Mosè mise in dubbio le sue capacità ma non la Parola Dio…Si fido’ totalmente di Lui..Dio gli fece conoscere la sua volontà…E lui inizio’ il suo cammino di fede..E come dice paolo,mosè conobbe se stesso non si crogiolo’ nelle sue qualità né si fece schiantare dal peso dei suoi difetti ma divenne libero e concreto umile e operativo al servizio del suo popolo…Se siamo ancora schiavi è xk non crediamo bene!Ogni domenica recitiamo il Credo…Eppure viviamo tutta la settimana,forse,come se Cristo non fosse mai nato,crocifisso,morto e risorto…Più che fedeli ,siamo infedeli,ma ci professiamo credenti! Signore ,ti prego,aumenta la nostra fede!

  • Lucia1, 2 Ottobre 2009 @ 07:58 Reply

    @SPINA
    Grazie Spina, sono più o meno all’inizio di un cammino in cui stanno crollando i miei rifugi e sono triste e spaventata, ma sapere che altri stanno “con-dividendo” la mia fatica mi aiuta a stringere i denti e ad avere meno paura.

    @Miriam
    Io prego ogni giorno che il Signore aumenti la mia fede, ma il peso delle mie incapacità e dei miei fallimenti spesso mi schiaccia. Non credo che Lui voglia che mi faccia seppellire dai miei sensi di colpa ed ho trasformato la mia preghiera: Signore, lo so che non sono capace di fare nulla, ma aiutami ad accettare di esserlo e usa quel poco di buono che c’è in me per far sentire il Tuo Amore a quelli che Tu mi fai incontrare.

  • stefano, 2 Ottobre 2009 @ 09:18 Reply

    sarebbe interssante discutere se il primo fallimento di mosè è stato perchè inseguiva un suo progetto e non quello di dio oppure perchè l’uomo non è pronto all’amore.
    un abbraccio a tutti

  • Lucia1, 2 Ottobre 2009 @ 09:35 Reply

    @stefano
    Io sono fermamente sicura che sia stato perchè inseguiva un suo progetto, se l’uomo fa la volontà di Dio diviene “pronto all’amore”, anche se lo fa inconsapevolmente. Gesù ce lo ha detto domenica scorsa e anche quando dice “Chi fa la volontà del Padre, questi sono miei fratelli e sorelle”. Ghandi “amava” i suoi fratelli e, pur non conoscendo Dio, ne faceva la volontà.
    L’amore è un dono che Dio ha messo dentro ognuno di noi (fosse anche solo per il nostro cane), ma è come un fiore: va coltivato giorno per giorno altrimenti avvizzisce.
    Forse non sono riuscita a spiegarmi: scusatemi, ma è difficile esprimere ciò che appartiene al “sentire” più che al “sapere”.
    Vi abbraccio anch’io tutti quanti.

  • miriam, 2 Ottobre 2009 @ 10:11 Reply

    @stefano
    salve stefano, se non ricordo male ;-), mi sembra che nell’altro post,dedicato a mose’,potresti trovare qualche risposta ai tuoi quesiti…:-)

  • miriam, 2 Ottobre 2009 @ 10:15 Reply

    @Lucia1
    con una preghiera cosi’,cara lucia1 , come fa il SIGNORE,a non intervenire? 😉 un bacio a te e al tuo ANGELO CUSTODE 🙂 oggi infatti e’ la giornata dei SANTI ANGELI CUSTODI….di coloro appunto che ci aiutano nel nostro cammino di fede 🙂 🙂 🙂

  • milena, 2 Ottobre 2009 @ 11:37 Reply

    “Credo, Signore, che sarei capace di compiere una volta, qualche atto straordinario. Un’azione che impegnerebbe tutto me stesso, se fossi sconvolto da una sventura, colpito da un’ingiustizia, se uno dei mie cari fosse in pericolo…
    Ma ciò che mi umilia e spesso mi scoraggia, e che non sono capace di donare la mia vita pezzo a pezzo, giorno dopo giorno, ora dopo ora, minuto dopo minuto, donare, sempre donare… e darmi!
    Questo non posso farlo e tuttavia è certamente ciò che tu mi chiedi…
    Ogni giorno mille frammenti di vita da donare, in mille possibili gesti d’amore, che più non si vedono tanto sono abituali, e più non si notano tanto sono banali, ma di cui tu mi dici di aver bisogno per mettere insieme un’offerta e perché un giorno io possa dire in verità: Ai miei fratelli io ho donato tutta la mia vita.
    E’ ciò che desideri, Signore, ma non ne sono capace… non posso farlo, lo so, ed ho paura.

    Figliolo, io non ti chiedo di riuscire sempre, ma di provarci sempre.
    E soprattutto ascoltami, ti chiedo di accettare i tuoi limiti, di riconoscere la tua povertà e di farmene dono, perché donare la propria vita non vuol dire donare soltanto le proprie ricchezze, ma anche la propria povertà, i propri peccati.
    Fa’ questo, figliolo, e con i pezzi di vita sciupata, da te sottratti a tutti coloro che aspettano, colmerò i vuoti, dandoti in cambio la durata, perché nelle mie mani la tua povertà offerta, diventerà ricchezza per l’eternità.” M.Quoist

    non so se questa si possa definire una preghiera: quando l’ho letta per la prima volta ho avuto la sensazione che qualcuno avesse preso i miei pensieri e li avessi messi su carta per me! Signore non sono capace, ma forse ciò che tu vuoi da me non è il “risultato” del mio amore ma semplicemente mi chiedi di AMARE

  • laura, 2 Ottobre 2009 @ 11:50 Reply

    @milena
    Cara Milena, credo proprio che sia così, il Signore non ci chiede di essere capaci, ma di mettere l’impegno di cui siamo capaci.
    Ti racconto una cosa che mi è successa ieri: mio figlio mi ha chiesto di fare un dolce, e allora ho cominciato…ad un certo punto ho pensato di coinvolgerlo, e gli ho chiesto di aiutarmi tenendo il battitore mentre preparavo il resto degli ingredienti. Finito di preparare il dolce lo inforno e ripulisco tutto, lui va in camera sua… Quando sforno il dolce lui mi ringrazia per averlo accontentato preparandolo, e io ringrazio lui per avermi aiutata. Lui allora mi risponde che infondo non ha fatto molto, ha solo tenuto per un po il battitore… allora gli rispondo: “no, ci hai messo impegno, grazie per questo! Siamo stati bravi…”
    In quel momento guardando il suo sorriso(che ultimamente è davvero raro), mi è venuto in mente che forse quello che provavo io in quel momento è quello che il Signore prova con noi, e pensando a Lui, ho sorriso e gli ho detto: “anche tu fai così con noi, eh?! Come con i bambini! Non ti aspetti chissà che, ma apprezzi il nostro impegno, e lo accetti felice! Grazie Gesù!”

  • ...DiPassaggio..., 2 Ottobre 2009 @ 12:36 Reply

    @laura
    Laura … credo che Dio sia proprio contento di te 🙂

    Scusa se mi permetto, ma non sottovalutare lo scarso sorriso del tuo bambino ….
    meglio prevenire che curare 😉

  • laura, 2 Ottobre 2009 @ 12:43 Reply

    @…DiPassaggio…
    Grazie! Non immagini quanto ci hai visto bene(riguardo a mio figlio)! 😉
    E io cerco di fare quello che posso…

  • Davide, 2 Ottobre 2009 @ 15:10 Reply

    @laura
    Cara Laura,ti ringrazio per quanto hai scritto,perchè mi ci sono ritrovato.Molte volte anch’io,quando mia moglie compie per me anche una piccola cosa,io la ringrazio di cuore.Tutte le volte lei puntualmente mi risponde:”per così poco!mi fai ridere……”.Ed io le rispondo”a te sembra poco,per me invece conta molto.In ciò che tu hai appena fatto per me io riconosco il tuo amore”.Di nuovo grazie Laura,bella la tua piccola,grande testimonianza e che ci ricorda quanto Dio ci parla nel quotidiano……

  • laura, 2 Ottobre 2009 @ 16:41 Reply

    @Davide
    Grazie a te, Davide! Bello il rapporto che hai con tua moglie!!! Non sai quanto è importante sapere che tuo marito apprezza le cose che fai perchè in quello ci vede il tuo amore…non sempre è così…a volte viene percepito in modo diverso, frainteso e sottovalutato. Continuate ad amarvi così! 😉

  • luna, 3 Ottobre 2009 @ 18:42 Reply

    Dio non guarda i ns.fallimenti, Lui guarda il ns.cuore. Lui continuamente ci prende per mano e ci dice:”coraggio rialzati, ho un bellissimo progetto d’amore per te”. Mentre leggevo il brano di Mosè, mi è venuto in mente Francesco, il Poverello D’Assisi,un giorno Gesù gli dice “Francesco va e ripara la mia casa”, e lui ingenuamente inizia a mettere su mattoni per ricostruire la chiesa, chissà quanto avra’ sorriso Gesù vedendolo così intento a rifare la chiesa e sicuramente immagino gli avrà chiesto ma Francesco che fai?non mi serve una chiesa fatta di muri,mi serve una fatta di uomini.Beh penso che Francesco all’inizio ci sarà rimasto un po’ male, dopo tutto si era pure stancato, ma poi ha capito che Dio vuole il ns. cuore e vuole anche che non lo doniamo ai ns. fratelli perchè Lui è la’ e ha bisogno delle ns. mani, delle nostre parole, del ns. coraggio, del ns. poco per giungere a loro.Quindi come Francesco anch’io gli chiedo Signore fammi strumento del tuo amore. Un abbraccio e buona domenica a tutti.

  • miriam, 3 Ottobre 2009 @ 21:20 Reply

    @luna
    si luna,all’ inizio come mose’,francesco,di cui proprio oggi c’e’ stato il suo transito,noi non decifriamo bene la chiamata divina ….il suo progetto….. ma LUI con estrema pazienza e amore ci imbocca come piccoli passerotti…qui nel blog mi avete fate in tanti gli auguri nel giorno del mio compleanno …e gia’ scrissi un mese fa cosa era per me la chiamata alla vita…oggi ricorre l’anniversario del mio battesimo : la nascita alla vita in Cristo!il mio parroco ci ha sempre invitato a festeggiarlo questo giorno cosi’ importante nel rinnovare le nostre promesse battesimali…lo festeggio da 7 anni e poco fa alla fine della celebrazione eucaristica insieme alla comunita’ ho fatto memoria del mio battesimo …. chiedo anche a tutti voi una preghiera, affinche’ sia sempre piu’ chiaro nella mia vita il progetto divino e che io sia sempre piu’ fedele a LUI…

  • lidia, 4 Ottobre 2009 @ 00:33 Reply

    Sarò anche noiosa perchè l’ho già detto, ma la preghiera che dovremmo fare tutti non è “Signore che vuoi che io faccia per la Chiesa”, ma “Signore CHI vuoi che io sia per la Chiesa”.
    La nostra vocazione, la nostra missione (di tutti nessuno escluso) passa attraverso questo questo “chi” dobbiamo essere per la Chiesa. “Perchè e per chi”, e non “perchè e per cosa”.
    E questo essere nella Chiesa ha a che fare con la Resurrezione, ha a che fare con noi in prima persona che dobbiamo vivere da risorti e risorti da quell’acqua del Battesimo sgorgata dal cuore del Figlio di Dio per mezzo di una lancia.

  • rosaria, 4 Ottobre 2009 @ 05:30 Reply

    @lidia
    Scusa ma io penso che dovremo pregare ” Signore cosa vuoi che io faccia per Te oggi” e a LUi che dobbiamo rendere conto, e a Lui che ci doniamo quando allunghiamo la mano per i nostri fratelli ,Gesù vuole le nostre opere e non le nostre parole e non gli importa chi io sia (nessuno ,se Lui non è con me) saremo giudicati da quello che faremo e non da quello che diremo o da quello che siamo perchè noi siamo quello che faremo per gli altri, e per altri intendo la famiglia, il vicino,la comunità, il nostro prossimo e poi…ancora chi è più lontano da noi, e questo ogni giorno, ogni momento, un progetto per volta, una piccola goccia che riempirà l’oceano
    Gesù, fa che io oggi apra di più il mio cuore ai bisogni di chi mi sta accanto e guida la mia mano affinchè il tuo volere si compia attraverso me

    AUguri a tutti voi e che oggi sia un giorno migliore

  • costanza, 4 Ottobre 2009 @ 09:03 Reply

    ‘per amore del mio popolo non tacerò’, scrisse don Peppe Diana. Agire per amore di qualcun altro, non astratto, fatto di carne ed ossa, vicino di casa, vicino d’ufficio; agire facendo quello che si può, senza misurare l’isolamento e i risultati; agire perchè non c’è altro da fare.
    Anche santo Francesco cominciò il suo cammino con un’azione, l’abbraccio a ciò che più gli ripugnava, un lebbroso.
    Buna domenica

  • Lucia S, 4 Ottobre 2009 @ 11:01 Reply

    Da quando sto diventando vecchia, “faccio” ogni volta meno. Al principio mi disperava non poter “fare”… poi piano piano sto scoprendo che Dio del mio “fare” non è che abbia molto bisogno. Ho scoperto quello che dicevo anche da giovane: quel che conta è “essere”. Essere il braccio, la mano, i piedi, il sorriso, l´orecchio, la mail, la telefonata, la presenza di Dio che abita in me, a cui mi offro perché si renda palpabile, tangibile. Mi ci vuole un sacco di fede per credere che la mia sola esistenza è gioia per Lui, e che per Lui conto perché esisto, non perché faccio. Sul mio stesso pianerottolo abitava una signora con la figlia, affetta dalla sindrome di Down…. quanto mi faceva pensare sta ragazza, “inutile” a tutti gli effetti, ma che “credevo” amata e importante per Dio! e quanto mi aiutò a capire, nel mezzo della mia decadenza non solo fisica, ma anche intellettuale, che contavo, e tanto, per Dio! C´è un tempo per andare dal faraone e un tempo per essere semplicemente presenti, disponibili. Per me è ancora un mistero, questo, e a volte mi sento un po´in colpa (beh, ogni volta meno, sono poco scrupolosa….) per non poter rispondere alle richieste che mi fanno gli altri, o per rispondere solo un poco… È un mistero quel che Dio fa di noi quando ci lasciamo fare, e ci lasciamo fare quando ci scopriamo deboli e impotenti. In un mondo in cui conta l´efficienza, la capacità, l´azione, il risultato… c´è un criterio nuovo che sto scoprendo: il senso della debolezza, della mancanza di risorse, della povertà, dell´impotenza. E così sperimento che Dio mi vuol bene, che per Lui sono preziosa non perché ho successo e faccio grandi cose, ma semplicemente perché esisto, e che la mia esistenza gli serve, non so a cosa né come… Visto che Lui è Dio, e io no, lascio che se ne occupi. Quando ero molto giovane, praticamenteun´adolescente, con la passione e l´entusiasmo di quell´età, gli dichiarai il mio desiderio di essergli fedele, di non separarmi da lui, di rispondere al suo progetto su di me. Mi prese sul serio… non l´ho mai ringraziato abbastanza per essersi fidato di una ragazzina! Certo, ci furono tanti altri sì, meno appassionati, meno entusiasti. Ma Lui fu ed è IL FEDELE. Anche se tanto spesso io non lo sono stata.
    Pace a voi tutti in questa domenica!
    Lu

  • Davide, 4 Ottobre 2009 @ 11:35 Reply

    Lucia S :Da quando sto diventando vecchia, “faccio” ogni volta meno. Al principio mi disperava non poter “fare”… poi piano piano sto scoprendo che Dio del mio “fare” non è che abbia molto bisogno. Ho scoperto quello che dicevo anche da giovane: quel che conta è “essere”. Essere il braccio, la mano, i piedi, il sorriso, l´orecchio, la mail, la telefonata, la presenza di Dio che abita in me, a cui mi offro perché si renda palpabile, tangibile. Mi ci vuole un sacco di fede per credere che la mia sola esistenza è gioia per Lui, e che per Lui conto perché esisto, non perché faccio. Sul mio stesso pianerottolo abitava una signora con la figlia, affetta dalla sindrome di Down…. quanto mi faceva pensare sta ragazza, “inutile” a tutti gli effetti, ma che “credevo” amata e importante per Dio! e quanto mi aiutò a capire, nel mezzo della mia decadenza non solo fisica, ma anche intellettuale, che contavo, e tanto, per Dio! C´è un tempo per andare dal faraone e un tempo per essere semplicemente presenti, disponibili. Per me è ancora un mistero, questo, e a volte mi sento un po´in colpa (beh, ogni volta meno, sono poco scrupolosa….) per non poter rispondere alle richieste che mi fanno gli altri, o per rispondere solo un poco… È un mistero quel che Dio fa di noi quando ci lasciamo fare, e ci lasciamo fare quando ci scopriamo deboli e impotenti. In un mondo in cui conta l´efficienza, la capacità, l´azione, il risultato… c´è un criterio nuovo che sto scoprendo: il senso della debolezza, della mancanza di risorse, della povertà, dell´impotenza. E così sperimento che Dio mi vuol bene, che per Lui sono preziosa non perché ho successo e faccio grandi cose, ma semplicemente perché esisto, e che la mia esistenza gli serve, non so a cosa né come… Visto che Lui è Dio, e io no, lascio che se ne occupi. Quando ero molto giovane, praticamenteun´adolescente, con la passione e l´entusiasmo di quell´età, gli dichiarai il mio desiderio di essergli fedele, di non separarmi da lui, di rispondere al suo progetto su di me. Mi prese sul serio… non l´ho mai ringraziato abbastanza per essersi fidato di una ragazzina! Certo, ci furono tanti altri sì, meno appassionati, meno entusiasti. Ma Lui fu ed è IL FEDELE. Anche se tanto spesso io non lo sono stata.Pace a voi tutti in questa domenica!Lu

    Amen

    Davide

  • Lucia1, 4 Ottobre 2009 @ 14:12 Reply

    @Lucia S
    Grazie!
    Sarà per l’omonimia, ma riesci sempre ad esprimere ciò che anch’io sento e che non riesco a dire.
    Permettimi di inviarti un bacio grande.

  • miriamni, 4 Ottobre 2009 @ 14:52 Reply

    @rosy
    cara rosi, è capitato anche a me quello che stai provando tu, bello a sentirlo da altri forse un pezzo di sentiero lo abbiamo condiviso e l’affanno a volte è solo una nostra debolezza ciao carissima e buona domenica

  • miriamni, 4 Ottobre 2009 @ 15:56 Reply

    parli di rifugi sicuri???? non credo esistano.. ma mi spiego meglio ,mi sentivo di non essere degna perchè non riuscivo a scoprire la bellezza dell’incontro.. finchè un giorno sono salita sul sicomoro(catechismo), e mentre ero la sopra accidenti ho visto cose meravigliose, ho avuto anche tanta paura, ma ho sempre cercato e in questa mia ricerca ho trovato una persona un fantastico profeta kbyte(paolo Curtaz), che mi a sciolto la Parola come l’aspirina. L’incanto di una Parola che mi sta cambiando la vita e me la stravolge, poi una Guida spirituale e un grande amico(don) che mi ha dato il tempo di una correzione fraterna non indolore. Come ti dicevo non ho trovato rifugi sicuri!!!

  • miriam, 4 Ottobre 2009 @ 19:39 Reply

    LA RESPONSABILITA’
    “Non è infatti per me un vanto predicare il vangelo; è un dovere” ( 1 Cor 9, 16a )
    “È importante ribadire che, pur in presenza di crescenti difficoltà, il mandato di Cristo di evangelizzare tutte le genti resta una priorità. Nessuna ragione può giustificarne un rallentamento o una stasi, poiché «il mandato di evangelizzare tutti gli uomini costituisce la vita e la missione essenziale della Chiesa» (Paolo VI, Esort. Evangelii nuntiandi, 14). Missione che «è ancora agli inizi e noi dobbiamo impegnarci con tutte le forze al suo servizio» (Giovanni Paolo II, Enc. Redemptoris missio, 1) . Come non pensare qui al Macedone che, apparso in sogno a Paolo, gridava: «Passa in Macedonia e aiutaci»? Oggi sono innumerevoli coloro che attendono l’annuncio del Vangelo, coloro che sono assetati di speranza e di amore. Quanti si lasciano interpellare a fondo da questa richiesta di aiuto che si leva dall’umanità, lasciano tutto per Cristo e trasmettono agli uomini la fede e l’amore per Lui! (cfr Spe salvi, 8)”.
    La chiamata alla missione induce all’assunzione di una responsabilità, verso se stessi e verso il prossimo. Il Papa ci esorta a non considerarci mai soddisfatti: la Missione della Chiesa è ancora agli inizi e c’è sempre molto da fare.

  • rosaria, 6 Ottobre 2009 @ 12:13 Reply

    non ci sono più commenti, e stato detto tutto quello che c’era da dire? a me sembra che manca qualcosa,è sempre così non mi sento mai completa, soddisfatta , eppure anche se cerco di scavare dentro di me , di cercare parole ,l’unica che alla fine abbia un senso è solo una, AMARE e lasciarci Amare..è già stato detto? eppure è solo quella parola che ha un senso ,una giustificazione ,una speranza nelle avversita di ogni giorno , nella realtà di ogni tempo ed anche nei “comodi rifugi” che ci creiamo intorno per proteggerci o forse per sfuggire … AMARE

    VI racconterò qualcosa di diverso da questo blog, qualcosa che è successo a me e vorrei condividere…Dopo ogni crisi di mia figlia , quando lei stava male e non poteva dire cosa aveva, dov’è il suo dolore (lei non parla,non cammina,)sfogavo la mia rabbia e il mio rancore verso il mondo, verso chi l’aveva in qualche modo ridotta in quello stato ,davo comunque in qualche modo la colpa ad altri…due giorni fa (dopo un’ennesima crisi)…non è stato così.NON HO incolpato nessuno non ho pensato niente al di fuori di mia figlia, sono riuscita ad entrare nel suo dolore, a soffrire con lei e a capire dove c’è il suo dolore fisico ,ho dato ciò che potevo, tutta me stessa per aiutarla e ho aiutato un angelo….non mi vanto per ciò che ho fatto, l’avrebbe fatto chiunque,sono contenta perchè in quel momento io non ho pensato di incolpare nessuno,è il Signore che l’ha mandata a me,è LUi che è venuto a me , ed io non posso che essere contenta che Gesù viva accanto a me negli occhi di mia figlia,io so adesso(forse) qual’è la mia vera missione….ma la cosa migliore è che non accusando, non dando colpe sono salita di un gradino di una lunga scala che porta al perdono è questo che vuole da me Gesù…se sono in errore correggetemi IO amo il mondo, amo la vita, amo la gente ma amo di più lei, mia figlia e per lei sono disposta anche a chiudermi nel mio rifugio per proteggerla di più e di stargli accanto ancora di più

    MI scuso di questo mio intervento fuori tema e buona giornata a tutti

  • ...DiPassaggio..., 6 Ottobre 2009 @ 13:35 Reply

    @rosaria
    Ti scusi per averci aperto il tuo cuore ? :-O

    E quale dono più grande potevi farci ?!

    Grazie Rosaria per la tua Testimonianza (non di parole, ma di vita!).

  • Dove porta il cammino di fede – Paolo Curtaz « Roba da matti, 14 Marzo 2010 @ 11:33 Reply

    […] 18 ottobre 2009 di Mattia Marasco “La Parola afferma perentoriamente l’interesse di Dio per l’umanità, si distanzia dalla visione asettica e teorica di una divinità posta al di sopra del destino dell’uomo che distrattamente, annoiata, volge lo sguardo verso le sofferenze umane. Il Dio che emerge dalla Scrittura è, invece, un Dio passionale e appassionato, che conosce. E interviene, direte voi. No. Mosè interverrà al posto di Dio, Mosè diventerà il braccio misericordioso di Dio per il popolo. Questa prospettiva ci inquieta: non preghiamo Dio perché, appunto, ci risolva i problemi? (…) il cammino della fede ci porta alla conoscenza intima di noi stessi, non per crogiolarci nelle nostre qualità o per schiantarci dal peso dei nostri difetti, ma per essere liberi e concreti, umili e operativi. (…) Anche noi, come Mosè, siamo chiamati a sperimentare l’interesse di Dio per la storia dell’umanità, per la nostra storia, e ad accettare la proposta di collaborazione che Dio mi offre, per diventare, come Mosè, dei liberatori liberati dal proprio ego abnorme, e diventare, infine, la mano di Dio che accarezza il volto contratto dal dolore, che stringe forte la mano dello schiavo per liberarlo.” Don Paolo Curtaz Fonte | paolocurtaz.it – “Ho udito” […]

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