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images-1Dopo queste cose, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: “Abramo, Abramo! ”. Rispose: “Eccomi! ”. Riprese: “Prendi tuo figlio, il tuo unico figlio che ami, Isacco, và nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò”. Abramo si alzò di buon mattino, sellò l’asino, prese con sé due servi e il figlio Isacco, spaccò la legna per l’olocausto e si mise in viaggio verso il luogo che Dio gli aveva indicato. Gn 22

Una pagina misteriosa, quella della “legatura di Isacco”, in cui Dio appare come un sanguinario che ordina di uccidere il figlio della promessa ma che, letto con profondità, può svelare ancora una volta il vero volto del Dio di Abramo.

Anzitutto questo brano ci dice che il Dio di Israele non vuole sacrifici umani, come era invece consuetudine nei popoli vicini a Israele. Questo racconto esemplare vieta al popolo di Israele di scivolare in una visione sanguinaria della fede. Di più: la Bibbia mette in discussione una visione “sacrificale” e dolorista della fede, ancora troppo diffusa nel cristianesimo. Il sacrificio non è in sé positivo, Dio non ama il dolore e lo evita, se può. A volte il sacrificio è necessario a manifestare l’amore, come l’amato che muore per l’amata, come la madre che veglia insonne la malattia del figlio. Occorre rivedere alcune visioni sempliciste della croce: Dio non invia la croce, la vita, gli altri, il nostro carattere possono essere crocifiggenti. Nella prova, però, emerge la parte più autentica di noi: esiste un “sacrificio” positivo, è il “sacrum facere” dell’amore, quello di Gesù che sceglie il dono totale di sé.

Questo brano dice, inoltre, che il Dio di Israele rompe il legame ancestrale tra padri e figli: Freud avrebbe molto da dire su questo! Esistono nel nostro inconscio degli ingombranti paradigmi etici e sociali (padre/autorità/divinità/potere/legge) che vengono clamorosamente smentiti dalla Bibbia. Come nel racconto del rapporto di Abramo con suo padre Terach, anche qui la riflessione è pungente: nel legame padre-filgio non c’è possesso, ma libertà, consapevolezza, scelta: Isacco appartiene a Dio, non a suo padre Abramo.

Infine Abramo capisce che il Dio di Israele è misterioso: egli viene sconvolto dalla richiesta di Dio, non possiede il pensiero di Dio, Dio è, anche se alleato e palese, misterioso e imprevedibile. Tutto ciò che ha donato può riprenderlo, la distanza fra noi e lui è immensa, l’uomo non deve fare un idolo della sua fede e della sua conoscenza. Da qui nasce il timore di Dio, che non è paura, ma consapevolezza del “mysterium tremendum” (R.Otto) a fianco del “mysterium fascinans”; sono due poli da tenere in continua tensione. Sarà Gesù ad assumere in sé questo doppio aspetto: non siamo più servi ma amici.

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Abramo da parte sua, pensava di avere finito il suo percorso e deve ripartire da capo. La nostra vita evolve fino all’ultimo respiro, l’esperienza che portiamo nel cuore ci riempie la vita ma non ci mette mai al riparo da cambiamenti e svolte. Abramo, inoltre, fa esperienza dell’obbedienza assoluta: esiste un momento in cui la fede viene messa a durissima prova, tutto sembra essere sbagliato e fasullo, la nostra fede diventa nuda, la notte dei sensi e dello spirito prevale; in quei momenti impariamo a credere. Infine Abramo vive l’alterità di Dio: nel cammino dell’uomo, percepiamo, proprio avvicinandoci a Dio, della sua radicale alterità. Amare non significa possedere ma essere posseduti: per la Scrittura timore (di perdere l’amore) e amore convivono.

In un commento a questo brano, il talmud racconta di come Abramo, dopo l’intervento di Dio, se la prese moltissimo con lui, accusandolo di avergli chiesto una cosa assurda. Abramo disse di avere superato la prova e chiese a Dio, in cambio, di perdonare qualunque peccato sarebbe stato commesso dai discendenti d Isacco. Dio, vergognandosi per cià che aveva chiesto ad Abramo, acconsentì.

Dio di Abramo, tu non ami il sacrificio e ciu chiedi di affidarci a te, specialmente nei momenti difficili della vita. Fa’ che, come Abramo, non pensiamo mai di possederti completamente, ma di accogliere con stupore ciò che tu ci sveli di te, Amen

205 Comments

  • Davide, 4 Settembre 2009 @ 19:20 Reply

    @Saulo
    Io te lo consiglio in quanto mi ha fatto davvero riflettere su quanto dipendiamo troppo dalle cose.Me l’ha passato um mio carissimo amico che anche lui un pò patisce,la “freddezza”(passami il termine al momento non trovo uno più adatto)di questa vita moderna,che ci invita a godere di “”gioie”” facili e tende ad allontanarci dall’essenziale, da ciò che davvero ci basta.E’ un film un pò alla francescana,che parla di un ragazzo che decide di allontanarsi dalle luci di questa vita,per vivere un viaggio immerso nella natura e in se stesso e alla fine……….. E’ tratto da una storia vera,bello!Ripeto ma dato da riflettere,spero possa essere lo stesso x te.Nel caso in cui decidessi di guardarlo,mi farai sapere un tuo parere? Se mi dai il permesso ti invio la mia mail al tuo indirizzo che so avevi reso pubblico un pò di commenti fa.

    Ti ringrazio tanto x la risposta che mi hai dato prima,m’ha dato a capire quanto ancora sia lontano da riconoscere le cose che sento,chiamandole x nome.Io mi sono molto identificato,come tipo d’incontro intendo,un pò in san paolo soprattutto nella lettera ai galati 1,11-14.Gesù si è rivelato a me attraverso esperienze,ma ancora io non Lo conosco molto bene ed è un pò anche per questo che fatico ad esprimere ciò che sento,oltre ai limiti dettati dalla mia capacità di ragionare.Sono ancora molto piccolo nella fede.Comunque stare con voi è bellissimo,non si potrebbe fare tre tende????
    Un abbraccio

  • Saulo, 4 Settembre 2009 @ 20:15 Reply

    Certo Davide, se ti fa fa piacere puoi scrivermi 🙂

    Cercherò mi pocurarmi il film e quando l’avrò visto, ti faccio sapere 😉

    La fede non è qualcosa che si raggiunge o si conquista una volta per tutte, ma un cammino di perfezione.
    Qui (come nella vita) c’è chi è più avanti, chi più indietro, ma tutti cresciamo con le parole che lo Spirito Santo mette in bocca ad ognuno di noi 😉

    A rileggerti 🙂

  • lidia, 4 Settembre 2009 @ 23:37 Reply

    @Davide
    tre tende? Ma facciamo un camping và … esageriamo un po’!!
    Non so se è la stessa cosa, ma anch’io ho fatto un bel po’ di pasticci nelle tue condizioni … Insomma la “sanpoalite” è una cosa che colpisce come un tir (non per nulla Saulo/Paolo è “caduto a terra”) … ma forse è l’unico modo per “teste dure e recalcitranti” … solo che all’inizio anzichè chiarirsi tutto, si aggroviglia tutto … ma quel “tutto” è proprio quello che non serve – se non addirittura impedisce il “fiorire” di Dio.

    Insomma credo sia lo “shock da Annunciazione” provato da Maria. Solo che Maria, non avendo nessun tipo di voglia di scappare si è mantenuta lucida e concreta.

    P.S.: nel camping quale piazzuola desideri Davide? Hai bisogno della Luce? Attacchi per l’Acqua? E guarda che il Pane lo danno tutti giorni fresco!!! 😀

  • stefano, 8 Settembre 2009 @ 08:49 Reply

    Cari fratelli cercatori di Dio,voglio approfittare di questo spazio dedicato al brano straordinario della legatura di Isacco per ringraziare Paolo per aver consigliato, in una delle sue bellissime conferenze (non ricordo più quale) la lettura di un libro di Moni Ovadia Vai a te stesso. Libro che sto leggendo ed è straordinario, fonte di grandi riflessioni. Ringrazio ancora Paolo per il suggerimento e consiglio caldamente a tutti voi di leggerlo. Buona giornata

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