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corpus09_tmCorpus Domini

Es 24,3-8/Eb 9,11-15/Mc 14,12-16.22-26

Dov’è la mia stanza?

“Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”.

Sta per essere arrestato e ucciso il Maestro.

I suoi non lo sanno, non se ne accorgono, sono troppo concentrati su loro stessi per vedere – davvero – ciò che sta per succedere.

Gesù, invece, ha ormai piena consapevolezza che tutto volge al termine, che sta per compiere il dono più grande, il dono della sua stessa vita.

Servirà? Capirà, l’uomo, che Dio lo ama liberamente, senza condizioni? Saprà l’uomo, infine, arrendersi all’evidenza di un Dio donato?

Si avvicina la Pasqua: Gesù sa che non riuscirà a celebrarla con i discepoli.

Decide di anticiparla, chiede ospitalità ad uno sconosciuto.

In quella stanza al primo piano, sul monte Sion che sovrasta la città, di fronte al Tempio, Gesù sta per dare l’addio ai suoi discepoli, facendo loro il regalo più grande: la sua presenza eterna.

“Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”.

Partecipi

Non sappiamo neppure il nome del tale il cui servo sceso ad attingere acqua incrocia in città i discepoli del Nazareno che lo seguono per chiedere al proprietario una stanza per celebrare la Pasqua.

Gesù, però, considera sua quella stanza.

Sua, perché vi resterà per sempre.

Sua, perché chi accoglie il Maestro, anche senza saperlo, anche senza consapevolezza, si vede trasformare la vita.

Proprio come accade nelle nostre spente assemblee domenicali.

Tiepidezze

Dio, il misericordioso, mi ha dato molte gioie nella vita. Una di queste è il potere conoscere molte comunità, sparse nei quattro angoli dell’Italia, e di pregare con loro. Ho partecipato ad assemblee di comunità vivaci, coraggiose, a veglie di preghiera intense, a messe piene di gioia e di emozione.

Raramente.

Più spesso, partecipo a delle messe fiacche, tiepide, distratte, spente, esasperanti.

Quante volte incontro degli amici che, avvicinatisi al Signore, convertiti alla e dalla Parola, faticano a nutrire la propria spiritualità in grandi città piene di chiese e povere di fede!

Quante volte, io stesso, in vacanza, ho partecipato con dolore e insofferenza a celebrazioni raffazzonate, frettolose, senza preghiera!

Gesù, però, sceglie di fare “sue” anche quelle stanze.

Non ha la puzza sotto il naso, il Signore, si adatta.

Ha voluto con sé, nel momento più faticoso della sua vita, i suoi dodici poveri apostoli.

Poveri e fragili come noi, instabili e lunatici come noi.

“Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”.

Conversioni

Partecipiamo con costanza e forza alle nostre celebrazioni, anche se sbiadite.

Se possibile, mettiamoci in gioco per cambiarle, per renderle più gioiose, accoglienti, oranti.

Addobbiamola, la stanza alta, rendiamola accogliente al meglio delle nostre forze e delle nostre possibilità.

Ma se ciò non è possibile, pazienza. Se si adatta Gesù, noi non ci adatteremo?

Viviamo tempi difficili, tempi in cui la fede è messa a dura prova.

Penso al dolore di tanti sacerdoti che si ritrovano a donare la loro intera vita per annunciare il vangelo e si ritrovano a fare i funzionari davanti a comunità pagane nei fatti, se non nelle abitudini!

Oggi celebriamo il Mistero della presenza reale, concreta, attuale, salvifica di Cristo nell’Eucarestia: il Rabbì si rende accessibile, incontrabile, si fa pane del cammino, diventa cibo per l’uomo stremato.

Rabbrividisco di fronte alla poca fede mia e delle nostre comunità.

Poca fede

Il problema è semplice: la nostra fede è poca, ridotta al lumicino.

E allora la Messa è peso, fatica, incomprensione.

Ma se crediamo che il Maestro è presente, al di là della povertà del luogo e delle persone, tutto cambia.

L’Eucarestia diventa il centro della settimana, la Parola celebrata ritornerà in mente durante il lavoro e lo studio.

E l’incontro con Cristo Eucarestia, con questo corpo dato, cambia inesorabilmente il modo di vivere, di pensare, di amare.

È vero: c’è gente che fa il bene senza bisogno di andare a Messa.

Ma per me, cristiano, il Bene deriva dall’incontro con Cristo.

È vero: la preghiera può essere personale.

Ma l’incontro della comunità ci fa sentire ed essere Chiesa.

È vero: non tutte le omelie brillano per attualità e concretezza.

Ma è la Parola al centro, non la sua spiegazione.

È vero: la domenica è il giorno del riposo

Ma il riposo è affare di cuore, non di sonno.

Concludo con una citazione straordinaria dei martiri di Abitene.

Scoperti a celebrare l’Eucarestia, il governatore romano, indulgente, promise loro di avere salva la vita, a patto di non ritrovarsi più. Risposero: “Non possiamo fare a meno di celebrare il giorno del Signore”, e si fecero uccidere.

Animo, resistenti nella fede, il Signore ci chiede di metterci in gioco.

“Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”.

Sul sito la conferenza di Roma. Spinto da molti amici, di fianco al sito trlp, nasce il mio blog: www.paolocurtaz.it, in cui trovare riflessioni e spunti quotidiani. Spero ci serva a crescere nell’interiorità…

11 Comments

  • laura, 13 Giugno 2009 @ 11:29 Reply

    …a volte per qualcuno la Messa diventa davvero l’appuntamento più importante della settimana, e si aspetta con gioia…sicuramente per Sua Grazia! Per me è così e spero lo sia sempre, e che lo sia per tanti, magari sempre di più!

  • d.mauro, 13 Giugno 2009 @ 12:08 Reply

    “Andate in città….” …”Entrati in città…”
    Per celebrare l’Eucarestia occore “andare in città” che vuol dire trovare il vero significato del nostro esistere come cristiani, che non si estraniano dal mondo, ma entrano nella vita del mondo e si fanno carico delle gioie e dei dolori, delle speranze e delle tristezze…
    Credo che in questo entrare in città siamo chiamti a mostrarci come SERVI!
    Andare in città è il senso dell’Eucarestia!
    Facciamo ancora fatica a prendere coscienza che la Messa è per la “missio”!
    Nei primi secoli della Chiesa, L’Eucarestia domenicale terminava con l’assunzionbe di impegni concreti da vivere poi durante la settimana! Quel momento era appunto la “MISSIO” da dove deriva il nome di “MESSA” per la Celebrazione Eucaristica!
    Questa “MISSIO” noi la svolgiamo a partirea da quel “Salire al piano superiore” dove riueciamo a contemplare la vita dalla “postazione” di Dio!

  • tiziana, 13 Giugno 2009 @ 21:27 Reply

    L’ incontro con Gesù è proprio nella celebrazione dell’Eucaristia: Parola e Cibo di vita sono esclusivamente in questo contesto.
    Non sempre la mia ” stanza ” è al piano superiore, quindi degna di ricevere questo Sacramento ma con fede ripeto le parole del centurione romano:<>.
    Perciò sperimento la Misericordia di Dio,Misericordia da donare a tutti coloro che incontro.
    La Messa è il punto di partenza del credente cristiano: non a caso il sacerdote celebra con tutta l’assemblea, perchè formiamo un solo Corpo.
    Ogni volta che celebriamo l’Eucaristia la chiesa celebra la Pasqua .
    Nonostante queste mie convinzioni a volte la Messa rimane un mistero…

  • Brunason, 14 Giugno 2009 @ 10:08 Reply

    E’ vero, spesso le nostre Messe sono più luoghi sonnolenti d’incontri casuali che momenti di gioia per L’Incontro… Siamo piccole stanze semiarredate, piene di disordine e confusione… non sappiamo cogliere la Presenza Viva che è alla nostra porta e bussa e desidera entrare e cenare con noi… Non sappiamo vivere la Sua Presnenza nelle nostre stanche, depresse vite… Eppure… Lui non desiste: Gesù chiede, cerca, bussa. E attende…

  • Fabio, 14 Giugno 2009 @ 14:35 Reply

    Se é vero che nessuno dei discepoli capí sul momento il vero significato dell’eucarestia celebrata nel cenacolo (vedi ad es. la lavanda dei piedi) com’é che nessuno degli Apostoli si sia domandato che senso aveva celebrare la Pasqua con due giorni d’anticipo? Potete aiutarmi a capire??

  • laura, 14 Giugno 2009 @ 17:33 Reply

    anche noi spesso non capiamo, ma ci fidiamo, forse si sono semplicemente fidati di Gesù senza farsi troppe domande…

  • laura, 14 Giugno 2009 @ 18:10 Reply

    …infondo anche lo stesso lasciare tutto e seguirLo immediatamente senza farsi domande, come hanno fatto, non si spiega se non come un atto di fiducia nei confronti di Gesù…

  • Lucia, 14 Giugno 2009 @ 18:17 Reply

    Il Signore ci chiede di metterci in cammino, di uscire,di andare in città, incontrarlo li nel volto di chi percorre la strada delle nostre città, che sia un amico, un parente o semplicemente un uomo, è solo lì ci chiede di seguirlo è lì che che dobbiamo trovare la sua stamza dove preparare la festa, dove Lui si fa corpo per abitare in noi, Lui non vuole cristiani che facciano il loro dovere, andare a messa, qualche opera buona, non sa che farsene.Lui vuole persone capaci di dire anch’io Signore voglio farmi Corpo di Cristo per gli altri. Solo allora le nostre messe non saranno più fiacche, spente, perchè in quel momento il Signore avrà una stanza, quel si al Corpo di Cristo sarà Suo e nostro insieme.

  • Paolo, 15 Giugno 2009 @ 07:33 Reply

    @Fabio La datazione dell’ultima cena è un tema piuttosto complesso, ci sono molte teorie ma te le risparmio: il tema è se quella fosse o meno la cena pasquale (quindi se tutti avessero capito che quella era la cena del Pesah che, quell’anno, coincideva con lo Shabbat) il 6 aprile dell’anno 30 o se Gesù abbia voluto dargli un significato “pasquale”. La consapevolezza degli apostoli rispetto a tutto quello che sta succedendo è, a detta degli stessi evangelisti (vedi il dialogo sul traditore!) moooolto balnda.

  • Fabio, 15 Giugno 2009 @ 13:37 Reply

    @Paolo
    Thanks

  • Morellato Marilena, 19 Luglio 2009 @ 15:32 Reply

    Caro Paolo, sono daccordo con te sulla fiacchezza della nostra fede, e sulle nostre messe sempre più frettolose, dove si guarda solo se l’omelia dura due minuti di più, se i canti sono da flebo ecc. non pensiamo mai alla Parola, non pensiamo mai allo straordinario dono che Gesù fà di sè nell’Eucarestia. Allora che fare per rendere più partecipi e consapevoli i fedeli, soprattutto ragazzi e giovani, che fare per rendere più vivaci le nostre messe? Certe abitudini, modi di fare, di vivere la messa, sono così radicati, che è quasi impossibile proporre cose nuove. Ad es dare più importanza all’offertorio con dei gesti,animare con canti fatti da un piccolo coro accompagnato dalle chitarre…… Caro Paolo, siamo due catechiste, e ci stiamo provando a cambiare un pò le cose, ma quanti sputi, pietre in faccia, maldicenze, ma andremo avanti, costi quel che costi, siamo state definite, dal nostro don, mamme-catechiste tenaci, anche se è stato lui x primo a gettare la spugna dicendo che in parrocchia “stiamo bene così”, allora xkè farsi del male e provare a cambiare le cose? Attendo suggerimenti…… Ciao Paolo, e grazie x tutto quello che fai. Mary

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