L’ultima volta che avevo incontrato F, tre mesi fa, era per ascoltare il suo sfogo doloroso e sanguinante. Sposata da una decina d’anni, da due lei e il marito si erano trasferiti per lavoro in una grande città, salvo poi convenire che il loro rapporto era in profonda crisi, anche a causa delle difficoltà lavorative e dello spaesamento di lei. Lui veniva da una grande città straniera, abituato a grandi responsabilità, si era trovato subito in difficoltà in Italia, a causa della lingua e della mentalità. Cresciuta in provincia, lei, mal sopportava l’anonimato della grande metropoli. F aveva così deciso di prendersi una pausa, era tornata nella “sua” casa. Mi aveva impressionato, quel giorno: era un’anima persa, senza lavoro e senza prospettive, abbacchiata dal proprio fallimento matrimoniale. Avevamo chiacchierato a lungo, l’avevo incoraggiata, avevo cercato di essere Barnaba per lei, le avevo detto che forse la distanza sarebbe servita per riscoprirsi. La ritrovo oggi, completamente diversa. La lontananza l’ha aiutata. si è ritrovata, ha ripreso energia e voglia di fare, ha i suoi ritmi, le sue pause, i suoi tempi, ha preso la sua vecchia attività lavorativa, la comunicazione è il suo punto forte. Ritrovo il suo sorriso di un tempo. “Sai – mi dice – con mio marito ci vediamo ogni fine settimana. Ora ho deciso di convincerlo a tornare a Londra, almeno per un mese, in modo da vedere se riesce a trovare un lavoro che lo realizzi. Ma la cosa più bella, dopo questa lontananza, è che ci siamo ritrovati. Ormai eravamo usurati l’uno dall’altro, esausti, sfiniti. Litigavamo continuamente, incolpandoci l’un l’altro del proprio insuccesso affettivo e lavorativo. Lui si sentiva giudicato da me, perché è poco concreto, un bambino che ancora non sa cosa fare. Io avevo l’impressione che lui concepisse l’amore come una mantide che divora il compagno, impedendomi, di fatto, di volare con le mie ali. Poi mi sono detta: no, perché faccio così? Sono scesa e gli ho detto di tentare di nuovo a Londra: sosterrò io le spese, l’essenziale è che torni ad essere felice. Lui è scoppiato a piangere e ha detto che mi ama. Sai una cosa, Paolo? Abbiamo toccato il fondo, abbiamo visto le nostre ombre, ce le siamo scaricate addosso con rabbia. Adesso basta, è il momento di andare oltre”. Sorrido, mentre sorseggio un buon thé alla cannella. Succede spesso, nelle coppie, che prima o poi si rompano gli equilibri precari , che si finisca solo col vedere l’aspetto negativo dell’altro. In quel momento bisogna metterci Gesù. “Sì, F, adesso che avete visto il letame che c’è nel vostro cuore, potete decidere di usarlo per concimare, invece che passare il tempo a lanciarvelo. In fondo è ciò che ha fatto Cristo con noi: ha superato il nostro limite. stavolta ci sei, vi auguro di crescere, da qui in avanti”.
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